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- Path: sparky!uunet!olivea!dolcetto!dariov
- From: dariov@dolcetto.ico.atc.olivetti.com (Dario Voltolini)
- Newsgroups: alt.prose
- Subject: Italian prose
- Message-ID: <57749@olivea.atc.olivetti.com>
- Date: 26 Jan 93 14:18:26 GMT
- Sender: news@olivea.atc.olivetti.com
- Organization: Olivetti ICO
- Lines: 137
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- Hello friends, could I post to this newsgroup an Italian prose?
- I hope yes.
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- NOTTI DI FINE D' ANNO
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- Ed eravamo gia` lo scorso anno tutti riuniti a celebrare
- questa laica, astrale ricorrenza. Tutti? Questo non e`
- esatto. Mancava chi non c' era piu` e chi non c' era ancora,
- chi non ci sarebbe piu` stato e chi non ci sarebbe stato mai.
- E tuttavia.
- Allora, scherzando, ci si interrogava su come ciascuno
- per se stesso immaginasse l' anno nuovo. Non i contenuti, ma
- la forma. Quale raffigurazione ciascuno avesse dell' aspetto
- per cosi` dire del calendario. Se come gli antichi col futuro
- dietro e il passato davanti, o come il manager col suo
- organizer a pila scarica, o come l' alpinista col futuro in
- su. O il palombaro col futuro in giu`.
- Le risposte, le piu` varie. Uno, ad esempio, stava li`
- fermo. Paralizzato. E l' anno nuovo, ma tutto il futuro, in
- realta` e a perdita d' occhio, gli veniva addosso.
- Gli veniva addosso fragorosamente, come un treno, come
- un mare. E lui li`, coi pugni stretti e le nocche bianche,
- gli occhi socchiusi e una smorfia per respirare. Gennaio,
- rumore, strepito: e uno. Febbraio, baraonda, scossoni: e
- due. Marzo, rolli`o, turbine: e tre. Mentre parlava, io lo
- vedevo come un monumento impietrito, magari di Scanderbeg.
- Povero Castriota, e se cosi` fisso e impalato ti venisse
- chiesto un appiglio, tanto per non naufragare in questo
- mare? Rotoleresti via rimbalzando tutto squadernato sul
- bagnasciuga, lo so, ti vedo.
- Invece lei, che gli era amica, rifiutava l' immobilita`
- di questa visione, e lo faceva scrollando le spalle. Uno
- slalom, uno slalom gigante, anzi, no, speciale. L ' anno che
- viene e` sempre un po' speciale. Ma non e` che viene, lo vedo
- piuttosto stare in attesa, coi suoi pendi`i e con i suoi
- paletti piantati nella neve. Io vado, mi getto, corro porta
- dopo porta, cado e proseguo.
- Cosi` diceva. Una sua amica, pero`, le obietto` che in
- questo modo, all' arrivo, al fondo della valle, non ci
- sarebbe stato posto per l' anno ancora successivo. E vedeva
- se stessa sulla cresta di un monte e un altro monte le stava
- di fronte e l' anno era un cadere precipitando mese dopo
- mese e poi un risalire, sempre mese dopo mese, fino alla
- prossima vetta. E poi ancora, e ancora, e ancora.
- Lo stesso per me, sosteneva lo straniero, ma capovolto.
- Capovolto come? Cadi di schiena?
- Capovolto nel senso che io mi inerpico da ora fino all'
- estate e quando e` estate, allora io sono in cima al monte.
- Guardo tutta la scena intorno, me ne compiaccio, mi lascio
- andare. Passo l' autunno, viene l' inverno ed eccomi di
- nuovo qua.
- E invece io ma invece tu, no no parla pure, allora dico
- io, e lui, e lei, e ormai si parlava tutti insieme: per me e`
- un ascensore che scende, per me che sale, per me sono scale,
- e` un vento che mi prende, un serpente circolare, e` come il
- mare, l' hai gia` detto, no quello era il treno, e` come la
- notte a cui segue il giorno, come uno che parte e dice
- ritorno.
- Un botto.
- Cicalare di antifurti.
- Notte.
- E l' anno, sospinto dal moto indifferente delle sfere,
- leopardianamente era arrivato. Si scivolo` nel sonno,
- complice il buio. Si sognava. All' alba qualcuno si
- svegliava, altri sognavano l' alba. Il confine tra le due
- cose era sfumato e cosi` chi era sveglio entrava nel sogno di
- chi dormiva e molti dormienti camminavano tra le cose, come
- fossero desti. L' anno fu cosi`, per dodici mesi.
- E adesso di nuovo l' appuntamento. Forse ci si scambia
- le parti, forse chi e` ancora assopito viene svegliato da un
- rumore, da un tappo che parte e rimbalza sui muri, mentre l'
- alcol piano piano occupa il cervello di quelli lucidi e li
- manda fuori sul balcone. Questi camminano, ma superano la
- ringhiera e volano. Giungono in citta` bianche che credono di
- riconoscere. Ne percorrono i portici e le piazze, osservando
- la vita degli abitanti. Sembra la solita vita di tutti i
- giorni, ragazzi che escono da scuola, tram, auto in tripla
- fila.
- Ma non ci sono rumori, non ci sono suoni. All' angolo
- della via un uomo con la chitarra blu sta cantando
- Yesterday, per far su qualche spicciolo. Ma le corde non
- risuonano, la bocca si muove senza fiato. Le monetine
- rimbalzano ai suoi piedi senza tintinnare.
- Incongruenze. Vorrebbero chiedersi l' un l' altro come
- hanno potuto capire che quello cantava proprio Yesterday. Ma
- sono muti.
- Vanno ad una festa. C' e` molta gente che passa da una
- stanza all' altra portando vassoi carichi di bicchieri,
- cesti di frutta, dolciumi e bottiglie. Sembra di sognare,
- pensano, perche` quel bicchiere inavvertitamente fatto cadere
- si e` frantumato in silenzio.
- In una sala un gruppo siede attorno ad un tavolo. Un
- gioco di societa`. Si avvicinano, per sbirciare. Una carta
- geografica e` adagiata sul piano e attorno ci sono carte,
- dadi e piccoli oggetti di plastica colorata a forma di
- carrarmati e bandiere triangolari. Una ragazza difende il
- Montenegro dall' attacco della Cappadocia. Perde. Le truppe
- passano in Montenegro e dichiarano guerra al Gargano. Che
- strana mappa. Il Gargano resiste e l' attaccante passa la
- mano. Ora il Friuli attacca la Romagna e vince. Che strana
- mappa silenziosa, che strana guerra. L' Oca attacca l' Onda
- passando per la Jakuzia.
- Parte una stella filante che si srotola compiendo un
- arco nella stanza. Dapprima sale piano, come frenata dalla
- scena di ovatta, poi accelera e quando scende e` un vivido
- lampo colorato. Urta lo schienale di una poltrona che la
- devia verso il centro della mappa. Cade prorio li`,
- scombinando le pedine con allegria. Cadono dal tavolo e
- fanno il rumore del riso ai matrimoni.
- E` tutto da rifare, dicono. Stavo per raggiungere l'
- obiettivo, ridono. Mi mancava l' Alberta. E voialtri, vi
- siete svegliati? Neanche coi cannoni vi abbiamo scosso.
- Avete fatto sogni belli?
- - Abbiamo sognato una citta`.
- - Tutti quanti la stessa citta`?
- - Si`, proprio cosi`.
- - Ma che strano! E com' era?
- - Bianca.
- - Ma era un bel sogno?
- - No, era un incubo. Era la fine dell' anno e i ragazzi
- andavano a scuola, era tutto silenzioso e c' eravate voi, ma
- irriconoscibili.
- - Meno male che e` finito.
- Meno male.
- Per l' anno nuovo.
- Un botto.
- Cicalare di antifurti.
- Notte.
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- Dario Voltolini
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- dariov@dolcetto.ico.olivetti.com
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