ittore svRECENSIONI L'ultimo anno e mezzo ha visto la pubblicazione (e la ri-pubblicazione) di diversi libri ufologici nel nostro paese. Come è logico aspettarsi, si tratta di testi molto disomogenei, sia come contenuto sia come livello qualitativo. Quella che segue vuole essere una sintetica guida ai principali testi, usciti fino a tutto giugno '96, che l'appassionato italiano può trovare sul mercato. Dalle recensioni che seguono abbiamo escluso la riedizione (in effetti una mera ristampa) che le Mediterranee hanno fatto dei tre classici di George Adamski, che sono testi di contattismo e non di ufologia (fatto salvo I dischi volanti sono atterrati, per la parte scritta da Desmond Leslie), e più che una recensione richiederebbero un articolo sulla figura del loro controverso autore. Rapiti!- Incontri con gli alieni John E. Mack Mondadori, Milano 1995, 478 pagine (Abduction - Human Encounters with Aliens, USA 1994) L'arrivo del noto psichiatra americano John Mack sulla scena ufologica ha prodotto grande clamore sia presso il pubblico e i mass media, sia presso la comunità accademica americana (l'Università di Harvard lo ha perfino messo sotto inchiesta accusandolo di averne compromesso il buon nome), sia soprattutto nell'ambiente degli studiosi di "rapimenti UFO". Con il suo best seller, Mack si è infatti posto in una posizione molto particolare e finora rimasta minoritaria fra chi si occupa di abduction: contrariamente ai suoi stessi mentori iniziali, Budd Hopkins e David Jacobs, Mack sostiene infatti che l'esperienza di rapimento UFO sia sostanzialmente positiva ai fini di una crescita interiore dell'individuo che ne è protagonista, avvicinandosi in questo piuttosto alle tesi misticheggianti di Leo Sprinkle, forse non a caso un altro psicologo. Su questa rivista abbiamo già più volte affrontato il complesso problema dei rapimenti UFO, dedicandovi un intero numero speciale (n. 5) ed un successivo aggiornamento sulle tesi di Hopkins e Jacobs (n. 9), così come abbiamo già riferito del dibattito innescato dalla pubblicazione del libro di Mack (n. 14). Vista la complessità dell'argomento, in occasione della traduzione italiana del suo libro riportiamo, oltre ad una nostra recensione, anche due pareri di studiosi americani, fra loro opposti, per render conto delle discussioni che la particolare posizione di Mack ha generato negli Stati Uniti, e che non risultano dall'introduzione all'edizione italiana, che si limita al compiacimento per quello che viene presentato semplicemente come l'arruolamento di un noto psichiatra fra i sostenitori della realtà fisica dei rapimenti alieni. Prima di addentrarsi nella disamina dei tredici "casi scelti" su cui si basa il volume, Mack dedica un paio di capitoli ai rapimenti UFO in generale. Nel primo Mack racconta del suo primo incontro con Budd Hopkins nel 1990 e delle sue prime reazioni all'approccio ai casi di rapimento. Che si sia ben presto convinto della realtà fisica dei racconti, Mack lo fa capire senza misteri: «I dati raccolti da Hopkins nel corso di quattordici anni attraverso l'analisi di più di duecento casi di rapimento a opera di alieni erano racconti di esperienze che avevano la caratteristica di fatti reali (...); vicende con un impatto molto intenso sia sul piano emotivo che fisico, le quali a volte lasciavano piccole lesioni sui corpi dei rapiti e l'autenticità delle storie era comprovata da un grande numero di dettagli» (i corsivi sono miei). Mack si chiede poi se il fenomeno abductions sia nuovo in relazione agli avvistamenti di "dischi volanti" e, in proposito, dimostra di non essersi ben documentato quando afferma che la scoperta degli "occupanti" sarebbe avvenuta negli anni Sessanta (anche da notare come Mack definisca gli ufologi "avvistatori di UFO"; gaffe clamorosa o errore di traduzione?). Il secondo capitolo (Rapimenti UFO: una panoramica) tratta dei precedenti storici e mitologici degli incontri tra esseri umani e non umani e traccia una breve storia del fenomeno abduction, passando per la tappa fondamentale del caso degli Hill. Nella parte conclusiva, l'autore parla della sua personale esperienza con i "rapiti", esponendo con chiarezza il suo concreto sospetto che possa trattarsi di esperienze fisicamente reali. I capitoli centrali del libro sono dedicati a tredici "rapiti" le cui vicende Mack ritiene particolarmente significative e, soprattutto, rappresentative del fenomeno nei suoi diversi aspetti. Da notare che Peter, il rapito cui è dedicato il capitolo 13, è quello che abbiamo visto a Misteri, nel servizio dedicato appunto a Mack il 18 ottobre 1995. Nel leggere i resoconti dei tredici casi e delle relative regressioni ipnotiche, ciò che colpisce è la ricorrenza di numerose costanti, cioè di una serie di caratteristiche che risultano essere presenti in buona parte dei casi presi in esame. Al di là, infatti, del classico schema dell'abduction (rapimenti ripetitivi fin dall'infanzia, esami medici, innesto di microimpianti, estrazione di feti "ibridi", etc.), salta subito agli occhi che la quasi totalità dei rapiti vive problemi legati alla sfera sessuale o situazioni personali e familiari particolarmente negative o, comunque, caratterizzate da instabilità. Abbondano così gli esempi di inibizioni sessuali, di abusi (o presunti tali) da parte di genitori o coniugi, di crisi coniugali che sfociano in divorzi o separazioni, di profonde depressioni, di pratica dell'alcolismo e così via. Sheila, la protagonista del secondo caso trattato, ha addirittura tentato il suicidio in seguito alla morte della madre e di un sacerdote cui era assai legata. E Jerry, la rapita del capitolo 6, si sposa con un uomo che reagirà alla sua avversione per il sesso praticando dei rapporti orali con i figli. Citiamo infine il caso di Joe (capitolo 8) che, cresciuto in una famiglia austera e fredda, afferma con chiarezza di avere trovato negli ET qualcuno che possa colmare il suo bisogno di affetto! Si tratta di una serie di elementi che fanno nascere il legittimo dubbio di trovarsi al cospetto di soggetti per i quali l'esperienza di rapimento rappresenta una conseguenza di problemi legati alla sfera personale e per i quali Mack afferma, tuttavia, che non c'è alcuna prova che l'abduction sia l'effetto, anziché la causa, di tali disturbi. In seconda battuta, è impossibile non notare alcune situazioni o episodi al limite del grottesco o chiaramente rivelatori di una certa predisposizione del soggetto a esteriorizzare un trauma personale facendo ricorso all'esotismo dello stereotipo ET. Cito alcuni esempi: prima di diventare consapevoli della propria esperienza, alcuni rapiti avevano letto il libro Communion o avevano visto in TV il telefilm Intrusi; Sara (capitolo 9) ha da sempre visto i fantasmi, ha cercato poltmpre visto i fantasmi, ha cercato poltergeist e ha creduto di avere facoltà paranormali; gli ET di Paul (capitolo 10) affermano di essere stati feriti (chiara allusione a Roswell, come ammette lo stesso Mack!) e rivelano di avere comunicato addirittura con i dinosauri; da piccola, Eva (capitolo 11) si faceva raccontare dal papà una favola e, appena addormentata, viveva un'esperienza con esseri simili ai nani di Biancaneve; Catherine (capitolo 7) osserva all'interno dell'astronave una sala con 150-200 esseri umani collocati su tavoli operatori per essere esaminati; Dave (capitolo 12) allarga lo spazio dietro casa per «facilitare il loro atterraggio»; Peter (capitolo 13) vede le "facce su Marte" durante le regressioni. Per Mack, però, non esiste alcun indizio che i suoi "rapiti" soffrano di una qualche psicopatologia e, soprattutto, è assodato che l'ipnosi «possa essere un mezzo per ottenere chiarezza piuttosto che un veicolo di distorsione». Egli è addirittura disposto a credere che Paul fosse davvero presente a Roswell il giorno dell'incidente! Un altro aspetto assai evidente in tutti i casi di rapimenti esaminati da Mack riguarda le sensazioni sperimentate dai rapiti nel corso delle loro esperienze: percezione di figure all'interno delle proprie camere da letto; visioni di luci e di animali con grandi occhi neri (gufi, cavalli); impressione di essere sfiorati durante il dormiveglia; senso di torpore o di irrigidimento; sensazione di galleggiare, fluttuare o levitare; visione di boschi e ruscelli; immagini di sale illuminate in maniera irreale; e così via. Si tratta di una serie di elementi che collocano l'esperienza dei rapiti a metà strada tra sogno e realtà, conferendole una dimensione quasi onirica che suscita quanto meno il dubbio che la stessa possa essersi svolta solo nella mente del protagonista. Ma ci sono altre caratteristiche assai curiose che ricorrono con una certa frequenza nelle storie narrate dai rapiti: il ricordo di vite precedenti; una forte preoccupazione di tipo ecologista per il futuro del mondo e dell'umanità, sentimento il più delle volte trasmesso al rapito dagli alieni anche per mezzo della proiezione nella sua mente di immagini catastrofiche e apocalittiche; l'espansione della coscienza del rapito fino a una dimensione cosmica che è spesso il frutto della scoperta di una propria doppia identità umano-aliena da parte del protagonista dell'esperienza, in cui la parte aliena è percepita come un «legame dell'anima con la fonte universale della coscienza, l'anima mundi» dalla quale si è stati separati. Anche questi fattori contribuiscono ad attribuire ai rapimenti una connotazione oserei dire irreale, che pone queste esperienze al confine tra la realtà oggettiva e il vissuto personale. Al di là della natura fisica o psichica dei rapimenti, pur propendendo in maniera abbastanza decisa per la prima ipotesi, Mack si dice convinto che il fenomeno abduction rappresenti una questione di importanza e interesse assai grandi. In particolare, egli non sostiene ad ogni costo né l'origine extraterrestre degli alieni né la loro natura materiale, affermando infatti che «noi non conosciamo la fonte dalla quale gli UFO o gli esseri alieni provengono (...). Ma essi si manifestano nel mondo fisico e inducono delle conseguenze in questo dominio». In altre parole, per Mack non c'è dubbio che l'insolito abbia fatto irruzione nel nostro mondo fisico, lasciando chiari segni sia nel corpo che nella psiche dei rapiti. Da un punto di vista più strettamente medico, Mack si dice poi assai stimolato dalle questioni che il fenomeno abduction può sollevare circa la natura della memoria e il controllo della coscienza. Mack si interroga per esempio sulle ragioni per cui l'esperienza di rapimento riemerge solo a notevole distanza di tempo: «Quale forza tiene il ricordo nascosto nella coscienza per tanti anni?»; «qualche forza repressiva viene loro imposta dagli alieni»; «gli alieni sono probabilmente capaci di controllare le menti». E, a proposito delle altre persone che si trovano nella stanza quando il rapito viene prelevato ma che non riescono a dargli aiuto, per Mack non ci sono dubbi che costoro «vengano spenti, cioè resi in qualche maniera privi di sensi durante il rapimento». Per Mack, sarà proprio la ricerca in questi settori che porterà a schiudere porte nuove sulla percezione. L'autore esamina poi anche le implicazioni che i rapimenti possono avere per la fisica e per la biologia, accettando - per la verità in maniera un po' troppo acritica e letterale - l'asserita capacità degli alieni di passare attraverso i muri e le presunte lesioni rilevate dai rapiti sul proprio corpo e guarite a tempo di record. A parere del nostro psichiatra, tuttavia, le principali implicazioni dei rapimenti si collocano sul piano filosofico; il fenomeno richiederebbe infatti un cambiamento del nostro modo di vedere le cose, in quanto i rapimenti avverrebbero in una dimensione spazio-temporale intermedia tra la nostra e quella degli alieni; il rapimento sarebbe pertanto una sorta di «fusione dimensionale» che ha luogo «per metà in questo mondo e per metà in un altro», donde la necessità di ridefinire il significato della parola "sogno" al di fuori degli attuali schemi scientifici. Infine, Mack non esita a dirsi convinto che i rapimenti possono riguardare due progetti collegati: il mutamento della coscienza umana per prevenire la distruzione della vita sulla terra e unire le due specie (umana e aliena) in una nuova forma evoluta. Dovendo esprimere un parere complessivo e sintetico sul libro, direi che si tratta di un'opera discutibile non tanto per il messaggio in essa contenuto, quanto piuttosto per il modo in cui ce lo lancia. Il libro è infatti infarcito di banalità e luoghi comuni relativi al fenomeno dei rapimenti UFO, così come risulta carente sul piano dell'analisi degli aspetti mitici e folklorici insiti nei rapimenti. Mi sono sembrati tuttavia validi gli interrogativi che l'autore pone in merito al valore assoluto del «fenomeno globale abduction», che Mack riassume molto efficacemente nell'affermazione che «qualcosa sta accadendo a questa gente». E' cioè indubbio che Mack percepisca la grandissima importanza del fenomeno e delle sue possibili implicazioni, ma che non riesca a farci pervenire questo messaggio se non qua e là, tra le righe, nascosto tra navi spaziali, microimpianti e orrori chirurgici. Direi pertanto che, per quanto mi riguarda, un merito il libro ce l'ha: quello di avermi fatto rendere pienamente conto della rilevanza del fenomeno dei rapimenti, un coacervo di racconti al limite della fantascienza, il cui contenuto - oggettivo o soggettivo che sia - rappresenta una vera sfida per la scienza. A mio parere le abduction sono ormai un sub-fenomeno del problema UFO, da quest'ultimo generato ma da esso ormai quasi completamente distinto, visto che l'avvistamento dell'UFO classico è in questi casi un elemento spesso marginale, se non addirittura mancante. Proprio dalle storie riportate da Mack mi sembra poi evidente ed innegabile che nel fenomeno dei rapimenti giochino fattori sociali e psichici di notevole peso, così come numerosi fattori relativi al nostro immaginario collettivo. Non sappiamo se alcune persone siano state realmente sequestrate da esseri provenienti da un imprecisato altrove; ma quello che mi sembra certo - e che paradossalmente il libro di Mack mi ha confermato - è che in ogni caso i veri, autentici rapiti sono proprio loro, gli alieni, così brutalmente e prepotentemente trascinati nella nostra realtà contemporanea da quell'immenso e sconosciuto universo oscuro che è la nostra mente. Giuseppe VerdiSOTTOMESSI ALLE VIOLENZE ALIENE di RICHARDHALL Come esempio del tipico atteggiamento critico verso Mack degli studiosi americani di abduction, riportiamo il commento di un veterano della ricerca ufologica statunitense: Richard Hall, che fu a lungo segretario dell'organizzazione ufologica NICAP negli anni '60, autore del celebre rapporto The UFO Evidence, poi dirigente della MUFON ed attualmente fra i responsabili del Fund for UFO Research, una fondazione privata che raccoglie fondi e finanzia progetti di ricerca ufologica. Il libro di John Mack postula che l'esperienza di rapimento UFO, anche se inizialmente traumatica per chi la sperimenta, sia alla fine un evento "trasformativo" che risulta in una crescita positiva. Scusatemi, ma se un gruppo di esseri umani facesse ad un altro gruppo di esseri umani quello che viene riportato che i presunti alieni abbiano fatto ai loro prigionieri, di quanti veri e propri reati potrebbero essere incriminati? Vediamo: rapimento, torture, abusi fisici e sessuali, violenza carnale, esercizio medico abusivo e molestie - solo per cominciare. Per quanto sia senz'altro positivo il riconoscimento della realtà e dell'importanza dei casi di rapimento UFO da parte di uno psichiatra esperto e reputato, il dottor Mack riesce a minare la sua stessa credibilità dimostrando una propensione ad accettare acriticamente punti di vista misticheggianti e privi di qualsiasi sostegno scientifico. Dato il numero di suoi pazienti che sono dentro credenze New Age a base di forze ed energie misteriose, viene da sospettare che sia in gioco un qualche fattore di filtraggio, quasi che certi tipi di rapiti siano attratti da Mack perché percepiscono la sua anima gentile. Il tono mistico pervasivo degli scritti di Mack è esemplificato dal suo commento su una terapeuta (di cui non ci fornisce credenziali) che osservava una seduta di ipnosi con Peter: «La regressione finì a questo punto. La signora Kay [la terapeuta] fece notare di aver avvertito una potente energia lungo la sua spina dorsale durante tutta la seduta». E non ci viene data nessun'altra spiegazione. [Il brano riportato da Hall, presente nell'edizione originale, dovrebbe figurare all'inizio della pagina 368 ma, insieme a diversi altri, risulta inspiegabilmente eliminato nella traduzione italiana, forse proprio allo scopo di purgare il testo di Mack da alcuni riferimenti poco scientifici - NdR] Avendo passato io stesso un numero incalcolabile di ore ad intervistare e trattare con persone che raccontano esperienze di abduction, ed avendo tenuto con loro la bocca chiusa su cosa penso delle loro esperienze o su qual è il mio pensiero mentre avevo a che fare con loro, ne ho tratto un'immagine abbastanza diversa di quel che tutto ciò potrebbe significare. Trovo abbastanza preoccupante l'apparente accettazione pura e semplice di Mack dell'esistenza di vite precedenti (reincarnazione) e la totale assenza di qualsiasi suo commento critico su questo ed altri argomenti. Chiunque sia nell'ambiente da abbastanza tempo conosce il "fenomeno Bridey Murphy", ovvero l'emergere sotto ipnosi di storie palpabilmente false di vite precedenti. In senso stretto, Mack ne viene fuori come un credente nella religione della reincarnazione, che prende quindi per dato di fatto. Potrei benissimo scrivere anch'io un libro sui rapimenti UFO, salvo per il fatto che non ho la più pallida idea di cos'è che sta succedendo. Dal punto di vista empirico (senza cioè invocare nessuna spiegazione preconcetta) l'evidenza sostiene l'interpretazione che le vittime soffrono grande dolore, disorientamento, confusione, paura, imbarazzo, ecc. Il loro stesso concetto di realtà viene malamente scosso. Solo un masochista potrebbe trovarci qualcosa di positivo. Credo che queste esperienze siano reali, non inventate per secondi fini; che gli argomenti scettici contro la realtà delle abduction siano del tutto prive di base; che non c'è alcuna spiegazione psico-sociologica a questi eventi; che la struttura ormai ben definita di questi casi fornisce importanti indizi per il loro studio; che l'evidenza circostanziale giustifica una seria attenzione scientifica ed un grande sforzo di ricerca per scoprire la verità. Credo che siamo di fronte ad una genuina anomalia, e che dovremmo essere particolarmente attenti a non cadere in braccio a nessuno dei due estremi: che creature aliene stiano rapendo esseri umani ed accoppiandosi con loro; o viceversa che i rapiti fantastichino esperienze immaginarie nelle quali non vi sia alcuna realtà. Qualcosa di strano sta succedendo, non c'è nessun dubbio in proposito. Che questo provi un intervento intimo di esseri da altri mondi nelle nostre vite, rimane però da determinare. Suggerire ai rapiti, come fa Mack, che quello che viene fatto loro sia in qualche modo positivo e prometta bene per l'umanità, significa suggerire ai suoi pazienti un atteggiamento masochista come metodo di affrontare le loro esperienze. Sono sicuro che per alcune vittime di violenze sessuali o sopravvissuti ai lager nazisti le loro esperienze siano state trasformative. Quel che gli è capitato può aver fatto loro pensare con maggiore attenzione alle cose, apprezzare di più la vita, imbarcarsi in nuove avventure alla scoperta di sé, o voler capire meglio il mondo. Ma questo è una testimonianza della resistenza dello spirito umano, più che una qualche forma di consolazione per il male che è stato fatto loro.I RAPITI, messaggeri NEWAGE di MICHAEL MILEY Di parere diametralmente opposto a Hall è lo scrittore New Age Michael Miley, che vede positivamente l'atteggiamento di apertura dello psichiatra di Harvard ad un pensiero anti-occidentale, offrendo anzi una percezione diversa della stessa realtà. Il libro di Mack è soprattutto un insieme di casi di insoliti itinerari spirituali, raccontati dal punto di vista degli stessi rapiti sulla base delle registrazioni delle loro sedute di ipnosi. Dove il libro di Mack si differenzia dagli altri di questo tipo è nel suo marcato orientamento spirituale, che solo uno psichiatra come lui - addentratosi nel profondo della New Age - poteva avere. Questa differenza amplia il nostro concetto di realtà: nel materiale che Mack ci offre vi sono idee che si caratterizzano come estremamente transpersonali: persone che si sono incarnate volontariamente come alieni e che hanno così una doppia identità umana/aliena; persone che identificano gli alieni con creature angeliche, con le conseguenti implicazioni spirituali; viaggi visionari alle montagne incantate dove gli indigeni dicono che vivano gli alieni, sottoterra o in altre dimensioni; rra o in altre dimensioni; una metafisica che vede l'anima umana "incassata" nella materia mentre gli alieni vengono per risvegliarci dal nostro sonno secolare. Mack lascia venir fuori tutto, per quanto possa essere strano. Il fatto che abbia trovato tanti rapiti che rievocano materiale così spirituale è forse almeno in parte un riflesso della formazione culturale di Mack, che ha studiato con Stanislav e Christina Grof, due promotori del movimento di psicologia transpersonale che hanno lavorato a lungo sulla psichedelia e su persone in crisi spirituale. Mack è anche consapevole del paradigma transpersonale emergente, che ipotizza altri livelli di esistenza, accessibili alla coscienza umana tramite vari strumenti psico-fisici. _ qui che i ricercatori di estrazione fisica avranno problemi con i metodi di Mack. Tanto per cominciare, la regressione ipnotica ha i suoi detrattori che la considerano una tecnica non attendibile per riesumare ricordi e richiamano la cosiddetta "sindrome delle false memorie" che ha infestato le diagnosi di abusi sessuali negli ultimi tempi. Peggio ancora, però, è la diffusa nozione che gli stati alterati di coscienza (qual è l'ipnosi) producano tutt'al più solo informazioni simboliche senza alcun contenuto fattuale. Il problema è che, secondo numerosi indizi, i rapimenti UFO avvengono principalmente in stati alterati di coscienza. E se questo è vero, il nostro pregiudizio contro questi stati è un forte ostacolo ad una più profonda comprensione anche solo di cosa abduction e UFO possono essere. E questo significa che chi non ha familiarità con questi altri stati e dimensioni della coscienza non ha davvero credenziali per comprenderli. Non penso proprio che si possa nodavvero capire il libro di Mack, gli UFO o il fenomeno dei rapimenti senza un'ampia gamma di competenze che non è facile trovare in tutti gli ufologi. ndi paralleli, iperspazi), da cui emerge un mondo non-materiale, multi-dimensionale, in gran parte invisibile ai nostri sensi; una comprensione delle scoperte della psicologia transpersonale, delle ricerche sulle esperienze di quasi-morte e degli studi sullo sciamanesimo, preferibilmente in un'ottica psichedelica, tutti campi che forniscono ampi riscontri al fatto che lo spirito umano non è confinato al corpo fisico ma può identificarsi con le forze della natura, con vite precedenti o percepire esseri spirituali o entrare in altri mondi. I dati mostrano inoltre che il mondo come lo conosciamo è in parte un costrutto del consenso umano, il che significa - nel contesto ipnotista/ipnotizzato - che alla fine non c'è nessuna verità oggettiva ma solo una verità intersoggettiva che è un prodotto di entrambi i partecipanti. Gli stati soggettivi non sono oggetti, e la relazione terapeuta/paziente non è oggettiva. Questo è il vero problema. Ma gli ufologi dovrebbero anche esaminare i dati storici cercando la sorprendente evidenza della presenza aliena in tutta la storia umana. Un prospettiva storica che esamini e confronti eventi spirituali ed UFO chiarisce che è solo il materialista occidentale a stupirsi di queste cose, e che esseri tipo-alieni e fenomeni UFO sono parte dei miti e delle credenze di varie culture da tempo immemorabile. Infine, dovrebbero avere il senso della crisi ecologica globale innescata dal capitalismo internazionale, con tutte le sue ramificazioni di inquinamento mondiale, scomparsa di specie, impoverimento dell'ozono e disboscamento - anche solo perché questo è uno dei messaggi centrali che ci sembrano arrivare dai presunti alieni rapitori, che con proiezioni olografiche nelle menti dei rapiti mostrano un mondo distrutto da guerra nucleare, terremoti e maremoti e tempeste bibliche. Mack risponde a tutti questi requisiti. Il suo paradigma del mondo si è già spostato oltre quello materialistico, basato su strutture, categorie e polarizzazioni lessicali del tipo vero/falso, esistente/non-esistente, oggettivo/soggettivo, accaduto/non-accaduto. E Mack ne sconta le conseguenze, perché si trova lapidato da tutti (compresi gli ufologi) per i suoi metodi, per le sue scoperte e per il messaggio dei suoi pazienti.COVER-UP FOREVER UFO TOP SECRET Roberto Pinotti Bompiani, Milano 1995, 436 pagine Parlare di UFO Top Secret significa in gran parte parlare anche e soprattutto di Roberto Pinotti, sicuramente il divulgatore ufologico più conosciuto dal pubblico italiano, dopo oltre vent'anni passati a scrivere libri ed articoli; e in particolare significa parlare della sua personale visione dell'ufologia, che permea tutto il corpus delle sue opere precedenti e la sua attività di anima del Centro Ufologico Nazionale (CUN). UFO Top Secret si presenta come un "grande tascabile" di 436 pagine, di cui 240 costituiscono il volume vero e proprio (diviso in nove capitoli) mentre il resto è costituito da nove appendici (documenti o articoli di altri autori), un glossario ufologico, una bibliografia, una galleria di giudizi di personaggi autorevoli ed una prefazione firmata dal fisico Stanton Friedman, oggi scrittore e conferenziere ufologico a tempo pieno. Un libro interessante e piacevole da leggere, straripante com'è - nell'ormai consolidata tradizione di Pinotti - di informazioni e casistica. Su questo, nulla di ridire. Dove invece, a mio avviso, nascono delle perplessità è nella filosofia dell'opera, che - essendo a tesi - si basa sulle informazioni citate per sostenere, e ritenere alla fine dimostrato, un determinato assunto. Questo non meraviglia, perché l'ufologia è un campo in cui spesso le posizioni dei vari ricercatori sono ben delineate tra "scettici" e "credenti", tutti egualmente decisi nel sostenere le proprie teorie, mentre sono purtroppo pochi quelli che fanno ricerca senza preconcetti e aspettative, limitandosi ad analizzare oggettivamente i dati raccolti. Ma torniamo al libro. Molta carne al fuoco, dicevo, molta enfasi e l'impressione di tanti veli squarciati e di verità inconfessate, finalmente messe a nudo. Ma è davvero così? Come detto poc'anzi e come del resto vale per le precedenti opere dello stesso autore, UFO Top Secret propugna un teorema fondato su un'ipotesi ritenuta già dimostrata in partenza. Il che è pienamente legittimo dal punto di vista del suo autore e di chi ne accetta le tesi senza porsi troppe domande, ma crea grosse difficoltà a chi nel testo cerca le prove di tale ipotesi e, come me, arriva in fondo senza essere troppo convinto di averle trovate. Cerco di spiegarmi. Per Pinotti l'ipotesi extraterrestre è un dato di fatto e il teorema da provare consiste nella rappresentazione di uno stato di cose globale in cui i governi di tutto il mondo applicano una costante soppressione della verità e della diffusione di notizie sugli UFO e i loro occupanti (il cosiddetto cover-up) con varie finalità, non ultima quella di evitare il diffondersi del panico e della sfiducia dei vari popoli nelle istituzioni che li governano. I titolche li governano. I titoli dei capitoli parlano da sé: segreto di stato, congiura del silenzio, shock culturale, condizionamento occulto, timori inquietanti, Watergate cosmico, problema planetario. Il quadro è fosco ma, tutto sommato, abbastanza plausibile. Il problema però, secondo me, non sta nel valutare la credibilità in sé dell'ipotesi, ma nel giudicare se le prove portate dall'autore a sostegno di questo scenario siano sufficienti oppure no. Problema enorme, perché la sua tesi difficilmente può considerarsi dimostrata dalle informazioni e dai fatti riportati nel libro, che costituirebbero comunque un buon punto di partenza per un serio lavoro di approfondimento. Va detto che gran parte della casistica riportata è effettivamente importante e significativa. Di contro però, molte testimonianze su cui l'autore basa la sua teoria sono spesso anonime o ambigue: certamente non per questo debbono essere accantonate ma, altrettanto certamente, non possono essere considerate come prove provate di alcunché. E il fatto che queste voci siano tante numericamente non può essere chiamato a pretesto per elevarle al rango di evidenza oggettiva. Se crediamo ciecamente nel teorema di Pinotti, questa mancanza di prove concrete non può preoccuparci più di tanto: se è vero infatti che a livello mondiale opera uno spietato complotto teso a soffocare ogni possibile fuga di notizie, allora è inevitabile che certe fonti siano nascoste, certe prove molto più evanescenti del lecito e certi personaggi spesso sfuggenti ed ai limiti della credibilità. Come ho già avuto modo di dire, questa è una mia opinione personale, e molti credenti in queste tesi saranno pronti a contestarmi. Ritengo comunque che parecchie delle informazioni portate nel libro non possano essere accettate tout court senza almeno un doveroso supplemento di indagine ed una sospensione cautelativa del giudizio, anche perché la storia dell'ufologia è piena di furbi e di frodi, e non conviene buttarsi a credere acriticamente alle cose più strampalate senza cercare di vederci un po' più chiaro. In particolare, l'argomento stesso del cover-up si presta facilmente a mettere insieme fatti e informazioni reali e verificabili, voci e informazioni del tutto false o fasulle, ed informazioni di provenienza o attendibilità dubbia o incerta. Gli episodi citati da Pinotti a sostegno della sua tesi sono molto eterogenei in quanto a qualità della documentazione, ma non sempre a mio giudizio viene messa nella giusta evidenza l'eventuale carenza di dati certi o comunque controllabili. Faccio qualche esempio. A pagina 15 si riporta la storia di un Mig cubano che sarebbe stato abbattuto da un UFO mentre tentava di intercettarlo. La storia è suggestiva, ma la fonte è purtroppo anonima (ci viene detto che si tratterebbe di un ex-impiegato dell'ente spionistico statunitense NSA). Sono perfettamente convinto della buona fede di Friedman (da cui Pinotti riprende l'informazione), ma chi può garantirci che anche il suo contatto sia in buona fede, se non abbiamo nemmeno un'idea della sua identità? A pagina 148, nell'ambito di un elenco di presunti incidenti di UFO precipitati (UFO crash) in varie parti del mondo e che avrebbero visto l'intervento di un segretissimo recovery team statunitense, viene citato un caso avvenuto nell'Africa australe nel 1989: l'UFO sarebbe stato abbattuto da un caccia Mirage dell'Aeronautica Sudafricana utilizzando un «cannone laser». Non che gli altri casi dell'elenco siano meno evanescenti, ma questo contiene gli elementi tipici di ambiguità cui mi riferivo più sopra: non solo abbiamo qui documenti pretesi ufficiali (emersi peraltro come sempre in maniera alquanto rocambolesca e non verificabile) che sembrano grossolanamente contraffatti; ma abbiamo anche dei Mirage F-1 sudafricani dotati (seppure in via «sperimentale») di armi fantascientifiche che russi e americani neanche si sognano. Onestamente è un po' difficile credere che questa storia possa avere qualche fondamento. Lo stesso Pinotti esprime dei dubbi in proposito, spezzando però una lancia in difesa della possibilità di un depistaggio voluto, riconducibile al famoso cover-up. Anche a questo proposito, però, occorre tenere ben presente che siamo nel campo della pura speculazione e nulla più. Pinotti ha senz'altro ragione quando afferma che le autorità militari di tutto il mondo hanno nei loro archivi montagne di rapporti riservati su casi UFO, rapporti che su pressione degli ufologi vengono a volte declassificati e resi disponibili per la ricerca, come per esempio il dossier russo contenuto in un'appendice del libro. Ma molto spesso dietro alle censure ufficiali non ci sono motivazioni ricollegabili a tenebrosi complotti planetari bensì unicamente normali esigenze di riservatezza e di segreto militare. Detto in maniera che può sembrare banale: ben difficilmente l'Aeronautica Militare potrà rilasciare foto ritraenti un UFO se sullo sfondo appaiono le infrastrutture di un aeroporto militare. Lo stesso dicasi per altri casi in cui i testimoni coinvolti sono militari nell'atto di espletare una missione le cui connotazioni debbono rimanere riservate. E questo - lo ripeto - non per insabbiare l'avvistamento bensì per altri motivi di riservatezza. Né, per fare un ulteriore esempio, è il caso di tirare in ballo il «Grande Gioco delle grandi potenze» se la NASA (o un suo astronauta) smentisce un presunto avvistamento effettuato nello spazio e riportato da qualche autore; in troppi casi del genere si è poi appurato che chi aveva riportato l'avvenimento lo aveva fatto in modo un po' troppo - diciamo così - fantasioso. Su una cosa sono però d'accordo con Roberto Pinotti; l'esistenza oggettiva del fenomeno UFO. Non è infatti possibile smentire le affermazioni di tutti i testimoni (anche molto qualificati) che li hanno visti per decenni e continuano a vederli. Né è possibile liquidare allegramente i tanti casi in cui la presenza di tracce o il verificarsi di effetti fisici su uomini, animali e macchine hanno inequivocabilmente dimostrato che il fenomeno di cui ci occupiamo è ben reale e non certamente qualcosa di esclusivamente psicologico o mitologico. Se è troppo estremistica la tesi - giustamente stigmatizzata da Pinotti - dei riduzionisti che pretenderebbero di banalizzare la questione UFO a livello di una bolla di sapone o, al massimo, a materia buona per le cliniche neuro-psichiatriche, dall'altro lato è ugualmente estremistica, allo stato attuale delle conoscenze, la tesi propugnata dai sostenitori del cover-up. In entrambi i casi l'errore metodologico è quello di basarsi in partenza su uno schema preconcetto, col rischio di adottare una forma mentis tale da inquadrare ogni voce, fatto o testimonianza nell'ottica di quell'esclusivo scenario, e d'altra parte col rischio opposto di non tener conto o di eliminare dati importanti che andrebbero però a confermare la tesi opposta alla propria. Marco OrlandiUN APPROCCIO PARAFISICO Gli Alieni - Contatti con intelligenze extraterrestri Johannes Fiebag Mediterranee, Rooman">Mediterranee, Roma 1994, 229 pagine (Die Anderen, Germania 1993) Questo libro si occupa prevalentemente di due tipi di casistica ufologica: da un lato gli incontri ravvicinati del terzo tipo e i casi di rapimento (abduction); dall'altro gli analoghi racconti di esperienze con creature aliene (demoni, elfi e fate, abitanti di Magonia) nei secoli scorsi, dal Medioevo in avanti. Il testo si basa su un gran numero di casi, spesso raccontati in dettaglio, e la maggior parte dei quali sono poco noti o addirittura inediti in Italia, dove l'ufologia di lingua tedesca è sempre stata poco diffusa. Non si tratta però di un libro documentario, ma di un libro a tesi, che punta ad una valutazione complessiva del problema ufologico, nel tentativo di individuarne l'origine in un'intelligenza non umana, che non si riduce però - nonostante quel che ci si potrebbe aspettare da un redattore dell'edizione tedesca della rivista di archeologia spaziale Ancient Astronauts e collaboratore dello scrittore svizzero di paleo-astronautica, Erich von Daeniken - ad un'ipotesi extraterrestre in senso classico. Il discorso sottostante a tutta l'esposizione è che non sembra verosimile una interpretazione letterale degli incontri con alieni come frutto di visitatori extraterrestri, che arriverebbero da distanze cosmiche con i loro velivoli per poi schiantarsi miseramente in decine di casi, o per prelevare animali e persone da sottoporre ad operazioni chirurgiche o sperimentazioni fin troppo umane nelle descrizioni che ce ne fanno i protagonisti. Così come risulta evidente in molti casi la componente di riflettività del fenomeno UFO nei confronti del percipiente umano, sia a livello individuale (il cacciatore cui viene detto che sono qui per cacciare e pescare) sia a livello collettivo (le apparizioni sembrano adattarsi al contesto culturale del secolo in cui si trovano, dalle citate creature semi-divine alle battaglie celesti del tardo Medioevo, dalle "aeronavi fantasma" di fine '800, fino ai dischi volanti del XX secolo). Nell'esporre quello che Aimé Michel chiamò giustamente "il festival dell'assurdo", Fiebag ripropone fra le righe, mentre racconta i vari casi, il classico problema posto negli anni '70 dall'ufologia parafisica (ed oggi quasi dimenticato dai fautori delle tematiche più folkloristiche dell'ufologia americana): sono i testimoni a vivere un'esperienza con l'Altrove, di per sé ineffabile, adattandola inconsciamente alle proprie aspettative o conoscenze; oppure sono Gli Altri (era appunto questo il titolo originale dell'edizione tedesca del 1993, malamente tradotto col più sensazionalistico Gli Alieni) a camuffarsi consapevolmente in funzione di quando e dove fanno le loro apparizioni? Senza cadere da un lato nella credulità di certi filoni New Age dell'ufologia americana, dall'altro nel riduzionismo di certe correnti di pensiero europee che dal parafisico sono finite al socio-psicologico, Fiebag ribadisce la sua convinzione che il fenomeno sia reale e causato da esseri che da tempo immemorabile interagiscono con noi. Ma ha il buon senso di fermarsi prima di lasciarsi andare a speculazioni che troppo spesso si sono rivelate banalmente antropocentriche, ed anzi l'ultimo capitolo si sforza di far intravedere al lettore l'abisso di incomprensibilità e perfino di inconcepibilità da parte nostra dei comportamenti e delle motivazioni di eventuali intelligenze extraterrestri sufficientemente avanzate sotto il profilo tecnologico. E chiude con un paradosso: e se noi non fossimo che una realtà virtuale, in cui i nostri creatori ogni tanto si prendono il lusso o il divertimento di fare una puntatina? Al di là delle sue riflessioni teoriche e delle sue convinzioni, l'autore - pur muovendosi liberamente nel campo della speculazione - dimostra una discreta erudizione ufologica ed un buon aggiornamento sugli sviluppi più recenti dell'argomento (abduction, UFO precipitati, mutilazioni animali), come dimostra la bibliografia internazionale su cui si basa. L'edizione italiana si presenta purtroppo poco curata, sia nella traduzione (con comici svarioni, quali i poliziotti privati co-testimoni del caso Linda Cortile che diventano inspiegabilmente "agenti assicurativi") sia nella bibliografia (che non menziona le edizioni italiane, pure esistenti, di diverse fonti di lingua straniera). Ma è una critica marginale, rispetto ad un testo originale e stimolante, la cui proposta al pubblico italiano costituisce un utile antidoto per ampliare gli orizzonti di chi pensa che l'ufologia sia ormai centrata sul caso Roswell o addirittura sull'affare Santilli. e.r.ILRITORNODEI«DISCHIVOLANTI» UFO Dossier - Alla scoperta delle macchine meravigliose Alan Watts MEB, Padova 1996, 272 pagine (UFO Quest, Gran Bretagna 1994) Leggere questo libro è in gran parte fare un viaggio nel tempo: la sostanza del libro, e gran parte della casistica riportata, risalgono infatti a oltre trent'anni fa e il testo avrebbe potuto essere scritto nel 1964, invece che nel '94. L'autore è un ex-insegnante di istituto tecnico che nei primi anni '60 fece parte di gruppi ufologici londinesi, fra cui la BUFORA, per poi distaccarsene quando questa assunse un atteggiamento scientifico verso il problema. In tutto questo tempo, oltre a scrivere libri su vari argomenti, Watts ha mantenuto intermittente l'interesse per l'ufologia (come dimostra una bibliografia casuale e frammentaria), ha avuto diversi avvistamenti personali di oggetti aerei per lui inspiegabili ed in sostanza è rimasto fermo ai casi e agli argomenti che l'avevano fatto appassionare ai dischi volanti. Ci ritroviamo quindi una parte consistente del testo che disquisisce di propulsione elettromagnetica, di antigravità (ma senza approfondirla, perché l'autore ammette di non capirci niente!), di variazioni cromatiche della luminosità degli UFO correlate al loro comportamento di volo, sulla base delle stesse approssimative cognizioni che costellavano i libri del primo decennio dell'ufologia. Ci si stupisce leggendo argomentazioni sul funzionamento dei dischi volanti basate sulle foto (universalmente riconosciute come false) del contattista George Adamski, o ritrovando disquisizioni sull'isoscelia dei luoghi dove sarebbero stati osservati UFO (per non dire dell'ortotenia): ma fin qui si può pensare che in fondo è solo ignoranza per la pubblicistica ufologica degli ultimi 25 anni, che ha già ampiamente sviscerato e poi abbandonato come infondate tutta una serie di false piste. Cosa bisogna pensare però di un autore che chiama «leviatani» quelle che per lui sono le tradizionali astronavi-madre sigariformi degli anni '50; che esclude che i triangoli volanti degli anni '60 fossero precisamente quello che erano (palloni stratosferici); che disconosce le confessioni degli stessi testimoni che hanno ammesso di aver fatto trucchi fotografici; che manifesta un'incredibile superficialità nel riportare casi di avvistamento pescati dalle fonti più disparate e disomogenee (compreso il romanzo-burnee (compreso il romanzo-burla di Langford sull'«UFO in epoca vittoriana», le panzane del contattista svizzero Meier, le «città lunari» del fantasista Wilson), per inferirne esattamente le considerazioni che quadrano con le sue teorie pseudo-fisiche? Non è quindi solo nella documentazione che l'autore si rivela una sorta di sopravvissuto ad un'epoca che non c'è più, ma è anche nell'atteggiamento di credenza ingenua a qualsiasi cosa sia stata scritta, detta o affermata, che Watts somiglia in un certo senso a quei soldati giapponesi che per decenni si nascondevano nelle giungle del Pacifico, ignari della fine della guerra. Il che non toglie che, nell'attuale clima di revival ufologico italiano, la traduzione di un libro del genere può anche accontentare il palato di neofiti dell'argomento, del tutto digiuni di quello che - nel bene e nel male - l'ufologia ha prodotto in tre decenni ricchi di sviluppi. e.r.