tto» che sembra muGli avvistamenti siciliani dell'estate 1995 I palloni di Milo Preceduto da alcuni sporadici avvistamenti regionali di non particolare rilevanza e dalla segnalazione dell'UFO filmato ad Ibiza da alcuni connazionali in vacanza, il 20 agosto 1995 si è verificato in Sicilia un piccolo flap al quale la stampa locale non ha mancato di dare un certo risalto, forse anche perché in parte mossa dal desiderio di aggiungere qualcosa di proprio all'argomento ufologico nell'attesa della tanto pubblicizzata proiezione in Italia del famoso filmato di Santilli. Così nei giorni immediatamente seguenti agli avvistamenti, i principali quotidiani dell'isola (La Sicilia ed il Giornale di Sicilia) e le emittenti televisive ad essi collegati (Antenna Sicilia,Teletna e TGS) hanno diffuso la notizia della serie di avvistamenti riportati da diverse località della Sicilia in un arco di tempo dalle ore 10 alle 22.30 circa e che riassumiamo di seguito con l'aggiunta delle segnalazioni indipendenti da noi raccolte successivamente. Contrada Rocca Ficuzza, Caltabellotta (AG), dalle 10 alle 12. ll naturalista Antonio Vanadia osserva, prima ad occhio nudo poi con un binocolo, un oggetto che descrive «di forma rotonda, con la superficie corrugata come se fosse rivestito da carta stagnola raggrinzita o plastica, chiaramente riflettente la luce del sole, con due lunghe aste e due strisce spiegazzate simili alle fettuccine di un aquilone pendenti dalla parte inferiore». L'oggetto rimane visibile per circa due ore, innalzandosi pian piano di quota fino a perdersi alla vista. (Fonti: La Sicilia, ediz. di Agrigento, del 23/8/95; La Sicilia, ediz. regionale del 23/8/95; nostra indagine) San Giuseppe Jato (PA), h. 12.00 circa. Un agente della polizia stradale, Giuseppe Lo Greco, filma dalla sua abitazione «una strana macchia bianca sullo sfondo azzurro del cielo». (Fonte: Giornale di Sicilia del 22/8/95; nostra indagine) Contrada Vassallaggi, San Cataldo (CL), h. 12.30. La famiglia Aiera (padre, madre, figli, nuore e nipoti) avvista e riprende con una videocamera una «sfera bianca luminescente» alta in cielo e apparentemente immobile. (Fonti: Giornale di Sicilia, ediz. Caltanissetta/Gela, del 24/8/95; nostra indagine) San Leone (AG), h. 13.30 circa. Alain e Nadine C. osservano ciò che descrivono rispettivamente come un oggetto di forma circolare apparentemente coperto da una pellicola di alluminio avente alle estremità come dei fili o filamenti, e come un palloncino da fiera di colore grigiastro e luccicante. Ad entrambi l'oggetto appare immobile in cielo e molto distante. (Fonte: nostra indagine) Nicolosi (CT), dalle 16.30 alle 16.00. Il sig. Alberto C., insieme alla moglie ed alcuni altri parenti, nota alto e immobile in cielo «un punto, come un palloncino di forma grossomodo sferica, di colore argento o metallico chiaro» che la moglie descrive e disegna con una forma più ovalizzata (come una sorta di mongolfiera) «con una massa scura appesa ad un'asta pendente dalla parte inferiore». Il sig. C. scatta anche una fotografia all'oggetto, dalla quale però, a causa della grande distanza del!o stesso, non è stato possibile ricavare niente di significativo. (Fonte: nostra indagine) Gravina di Catania (CT) h. 16.30 circa. Di ritorno verso Catania, un cognato del sig. Alberto C., che aveva anch'egli osservato l'oggetto da Nicolosi, nota che lo stesso è ancora visibile benché appaia adesso più spostato verso est. (Fonte: nostra indagine) Siracusa, h. 22.30 circa. Un docente di scuola superiore insieme alla moglie ed altri due amici, nonché altre decine di persone, osservano una forte luce sul mare prima stazionare, poi volare via veloce e subito dopo una seconda avvicinarsi e riallontanarsi alla stessa maniera della prima. (Fonte: Giornale di Sicilia del 22/8/95) Alla luce della simiglianza delle varie descrizioni forniteci dell'oggetto osservato, è subito apparso chiaro che potessero essere tutte riconducibili ad uno stesso stimolo visivo, benché percepito in maniera soggettivamente diversa a seconda delle condizioni in cui si sono svolti i singoli avvistamenti e delle capacita visive ed osservazionali dei singoli testimoni (si vedano al riguardo gli schizzi prodotti da alcuni di loro). Pertanto le nostre indagini sono state subito indirizzate verso la ricostruzione del percorso compiuto da quello che sembrava essere lo stesso UFO avvistato da località ed in momenti diversi, ed orientate alla verifica delle varie ipotesi esplicative possibili. Tra queste la principale, tra l'altro avanzata attraverso la stessa stampa che aveva dato notizia dei singoli avvistamenti, formulata dal dr. Salvatore Serio, direttore dell'Osservatorio Astronomico di Palermo, secondo il quale il presunto UFO osservato altro non era che un pallone aerostatico lanciato dalla base di Birgi dell'Agenzia Spaziale Italiana. La suddetta tesi, subito apparsa coerente con la ricostruzione generale del caso e le testimonianze raccolte (apparente staticità dell'oggetto, permanenza in alta quota dello stesso, colore, forma e particolari descrittivi, tanto più che in diversi casi i testimoni hanno usato, tra le altre, l'espressione "palloncino" per descrivere l'oggetto), è stata da noi verificata grazie alla collaborazione della dr.ssa Falvella della base di Milo (TP) dell'Agenzia Spaziale Italiana e del dr. Cosentino della sede di Roma, coordinatore e responsabile dei progetti di lancio dei palloni sonda in Italia, che ci hanno fornito tutti gli elementi atti a fare chiarezza ed a rendere concreta l'identificazione del presunto UFO (letteralmente tale, cioè "oggetto volante non identificato", per quanti lo avevano visto, ma non riconosciuto). Dalla stazione di Milo (presso Birgi, Trapani) I'Agenzia Spaziale Italiana ha effettuato nel corso della scorsa estate (che è la stagione più adatta per poter sfruttare i venti monsonici) quattro lanci. Il primo, a giugno, fallito. Il secondo (il 29/7/95), il terzo (il 10/8/95) ed il quarto (quello del 20/8/95 inerente gli avvistamenti in oggetto) con successo. Per ciascun lancio è stato utilizzato un solo pallone di tipo stratosferico, differente dai comuni palloni sonda per le dimensioni (quelli stratosferici sono molto più grandi) e per il colore (i primi sono bianchi ed a seconda delle condizioni di luce possono apparire grigi, opalescenti e metallici; i secondi marroncini). ll secondo ed il terzo lancio avevano come scopo l'effettuazione ad alta quota di osservazioni astronomiche ed il rilevamento di dati astrofisici, ed il fatto che in entrambi i casi i palloni siano stati lanciati verso la Spagna ha impedito che dessero origine ad avvistamenti nostrani. Il quarto lancio è stato invece effettuato verso l'interno della Sicilia, con meta ultima il tratto di mare compreso tra Catania e Siracusa, nelle cui acque era previsto il recupero del carico del pallone. Scopo del lancio era infatti effettuare un test di sganciamento in mare di una capsula spaziale del peso di 3.000 chili. Il lancio, programmato per le ore 7 del mattino, è in realtà avvenuto con in realtà avvenuto con circa un'ora di ritardo, cioè verso le 8, a causa della laboriosità delle operazioni di gonfiaggio del pallone il cui diametro, a pieno regime di elio, può estendersi addirittura fino a circa 200-300 metri. Il pallone in questione recava il proprio carico appeso ad una robusta catena lunga 250 metri. Inoltre era dotato di sistemi di sicurezza anticrash (lo sono tutti i palloni il cui carico deve essere recuperato) e di strumenti telemetrici e di radiocomando che ne assicuravano il controllo da terra. Sfruttando in maniera opportuna le correnti d'aria ed i venti in quota, il pallone ha quindi attraversato la Sicilia da ovest verso est, viaggiando ad una quota oscillante tra i 23 ed i 18 km. e seguendo un percorso che lo ha in effetti via via portato ad essere visibile dalle varie località dalle quali sono stati effettuati gli avvistamenti in oggetto nei tempi indicati, fino a completare il suo viaggio intorno alle 18, allorché è avvenuto lo sganciamento in mare della capsula spaziale. A questo riguardo va osservato che proprio la notevole altitudine a cui si trovava il pallone stratosferico, se da un canto non ha oggettivamente permesso ai testimoni di rendersi conto della vera natura del presunto UFO, da un altro ha reso possibile il fatto che anche da località distanti l'oggetto sia stato avvistato in orari quasi concomitanti. Essa inoltre giustifica il fatto che, nonostante la giornata ventosa, l'oggetto apparisse quasi stazionario (cosa che ha disorientato alcuni dei testimoni): i venti in quota sono infatti generalmente differenti da quelli al suolo. E' invece doveroso sottolineare che rimangono tutt'ora alcune incertezze relativamente all'ultimo avvistamento della serie, quello avvenuto a Siracusa. All'ora indicata dai testimoni, infatti, il pallone stratosferico aveva già completato da parecchio la sua missione; inoltre i movimenti repentini compiuti dalle luci osservate in questo caso dai testimoni non possono in alcun modo adattarsi all'andatura ieratica classica dei palloni sonda in genere. Il solo modo di far rientrare anche quest'ultimo caso nella spiegazione del pallone stratosferico è in effetti quello di ipotizzare che i testimoni abbiano osservato le luci di uno o più elicotteri che manovravano sul mare perché impegnati nelle operazioni di recupero del carico sganciato dal pallone in questione. Nell'impossibilita però (nella quale finora ci siamo trovati) di poter interrogare i diretti testimoni del caso (che dopo aver raccontato in forma anonima la propria esperienza ad un giornalista amico hanno rifiutato qualunque altro contatto esterno), è evidente che non ci è possibile pronunciarci in merito in maniera definitiva. In conclusione vorremmo far rilevare come anche questa vicenda abbia dimostrato che nella stragrande maggioranza dei casi i testimoni sono persone del tutto normali che, vincendo il proprio pudore, decidono di sfidare il ridicolo della gente raccontando semplicemente ciò che hanno visto e null'altro. In nessuna delle testimonianze rilasciateci è infatti possibile ravvisare alcun elemento aggiunto solo per fare effetto: tutti hanno descritto solo quello che hanno visto! Anche se per cause svariate non sono stati in grado di riconoscere ciò che vedevano ed hanno fatto ricorso ad espressioni apparentemente diverse, ma in effetti tutte riconducibili all'immagine di un corpo tondeggiante, gonfio, corrugato, raggrinzito, ricoperto di un tessuto o di una plastica, con una o due aste pendenti ed una massa scura sospesa al di sotto. Insomma, seppure ciascuno a modo proprio, tutti hanno descritto ciò che l'oggetto era, cioè un pallone stratosferico. Quest'esperienza dovrebbe quindi insegnarci ad ascoltare con maggiore rispetto quello che i testimoni di un avvistamento UFO ci raccontano, senza prendere nulla per oro colato perché le inesattezze possono essere dietro ogni angolo, ma comunque consapevoli del fatto che la gente vede in cielo cose che le sono estranee e che desidera il nostro aiuto per capire di cosa si tratti. A questo sono tesi i nostri sforzi. AntonioBlancoOGGETTO IN VOLO NEI CIELI DELLA SARDEGNA Un altro umanoide volante ? Un interessante caso ufologico risalente all'estate 1993 è stato approfonditamente investigato dalla sezione sarda del CISU coordinata da Antonio Cuccu. Verso le 21 del 27 luglio di quell'anno uno strano oggetto ha fatto la sua comparsa nei cieli di Calabona, una località balneare in provincia di Alghero posta nei pressi della litoranea per Bosa (NU). Circa una decina di testimoni ha assistito all'evento, durato complessivamente fra i tre e quattro minuti; primo fra tutti Luca, un bambino di quattro anni che richiamando l'attenzione del padre Natale M. ha dato il via all'avvistamento. Il piccolo Luca, dirigendosi verso la piscina dell'albergo, aveva fatto preoccupare il barman Sergio T., 37 anni, che lo aveva seguito temendo che potesse cadere in acqua: Sergio, giunto presso la piscina, aveva così incontrato il sig. Natale, padre del bimbo, che si trovava in compagnia di un'altra famiglia di turisti. Improvvisamente, in seguito alle parole di Luca che chiedeva al padre di «prendergli il pallone» che stava svolazzando sulla loro testa, il gruppo alzò lo sguardo verso il cielo in direzione nord/nord-ovest e tutti osservarono a circa trenta metri di distanza e a 10° di elevazione angolare, sopra una collinetta, un oggetto di forma tondeggiante e di colore nero stazionante ad una quota di circa 30-40 metri. Nella sua parte inferiore si notava appena un filo molto corto, semitrasparente «come fose nylon» e «grande come una cinghia». Il tutto lo faceva somigliare ad un palloncino scappato ad un bambino. Nel mentre, si era aggiunto al gruppo anche un secondo barman, Luigi T., 31 anni, il quale aveva avvertito telefonicamente il titolare dell'albergo. I testimoni pensarono in un primo momento ad un palloncino-giocattolo, ma presto la sua forma tondeggiante si assottigliò in una più allungata ed irregolare. Nessuno percepì alcun tipo di rumore da parte del pallone il quale, ondeggiando nel-l'aria, scomparve dalla vista dei testimoni: non per molto comunque. Il gruppetto, scendendo frettolosamente le scale, si portò sulla strada asfaltata che dista una quarantina di metri dalla piscina giusto in tempo per scorgere nuovamente l'oggetto gonfiarsi improvvisamente al punto da ricordare la forma di un elicottero. Il signor Alfredo notò addirittura una piccola luce pulsante rossa nella parte superiore dell'UFO. Poco dopo l'oggetto che aveva intrattenuto i testimoni per qualche minuto (nel frattempo si era aggiunto anche il proprietario dell'albergo), partì di scatto verso sud-ovest sparendo dalla vista degli stupefatti osservatori. E' interessante scoprire come in molte delle testimonianze la descrizione dell'oggetto corrisponde nelle sue caratteristiche fondamentali: lo si deduce dalle interviste cui alcuni dei testimoni hanno accettato di sottoporsi e che danno un quadro sufficientemente chiaro dell'avvistamento. Racconta il signor T.: «Quando l'oggetto si è fermato abbiamo visto la fiancata, non rigida ma come quella di un aerostato, p quella di un aerostato, più morbida...», e ancora, «quando siamo arrivati all'altezza del cancello qualcuno ha gridato 'UFO!, UFO!', per scherzo e questo coso si è gonfiato in maniera enorme e ha preso le sembianze di un elicottero». Anche i signori S. e M. hanno convenuto sulla forma dell'UFO aggiungendo i particolari della lucina ed alcuni dettagli per meglio descriverne il movimento: «Fluttuava come un asciugamano o una sciarpa» oppure «ondeggiava come in balia del vento». Tutti concordi dunque nell'attribuire all'oggetto un movimento apparentemente irrazionale e sincopato, anche se in totale assenza di vento. Luigi, uno dei barman, pur confermando le descrizioni degli altri testimoni, parlerà anche di una «cordicella che faceva pensare ad un palloncino», assimilandone la forma ad una busta per la spazzatura nera che aveva «forma piatta come un aquilone» e che gonfiandosi assumeva quella di una mongolfiera. Secondo questo testimone, all'oggetto furono sufficienti non più di tre secondi per scomparire all'orizzonte. Anche questa valutazione è stata sostanzialmente confermata dagli altri, ad ulteriore riprova che l'esperienza da essi vissuta è stata percepita in maniera lucida e razionale, indipendentemente da quale oggetto venne in realtà osservato. C'è infine da rilevare la stretta somiglianza sia con l'aspetto sia con il comportamento di volo dei cosiddetti umanoidi volanti che proprio nell'estate 1993 cominciarono ad essere osservati in varie località della Penisola [vedi UFO n. 13 e 15]. f.d.UN ALTRO UMANOIDE VOLANTE A ROCCHETTA S. ANTONIO A volte ritornano Dopo quasi un anno dal caso di IR-3 del 14 ottobre 1994, un nuovo fenomeno insolito si è verificato a Rocchetta S. Antonio, in provincia di Foggia. Verso le 7.45 dell'11 settembre 1995 A.G., una ragazza ventenne, come ogni mattina sta portando le proprie pecore al pascolo in un vallone sito a pochi chilometri dall'abitato di Rocchetta; mentre scende lungo una piccola collina, nota nella valle sottostante un qualcosa che luccica, al quale non dà però molto peso, ritenendolo semplicemente una specie di busta color argento. La ragazza decide di avvicinarsi all'oggetto; mentre cammina, dice qualche parola e la figura improvvisamente si gira verso di lei mostrando di essere un piccolo umanoide, ricoperto da una tuta marrone, inserito in una specie di scafandro trasparente. La sua altezza è stimata in circa 50 centimetri, il viso che si vede è simile a quello umano, con occhi e naso (non è stata notata la bocca), ha due specie di gambe, mentre non vengono distinti arti superiori. Nella parte posteriore, all'altezza delle spalle, è presente una specie di semisfera argentea e da una spalla emerge un'antenna dello stesso colore. A.G.resta per circa 5minuti a fissare lo strano essere da una distanza valutabile in circa 200/250 metri quindi, infastidita dai riflessi del sole, decide di ritornare verso casa, si volta ed inizia a risalire la collina, accorgendosi ben presto che la figura si sta a sua volta muovendo e sembra inseguirla. A questo punto viene presa dal panico e corre fino alla vicina strada, dove ferma un automobilista suo conoscente, L.D. un commerciante di 31 anni, casualmente di passaggio nella zona, al quale racconta l'accaduto. L'uomo scende dall'auto, e decide di avvicinarsi per poter vedere di che cosa si tratta, nonostante che la ragazza abbia paura di trovarsi di fronte ad un «extraterrestre», potenzialmente pericoloso, secondo le voci diffusesi nel paese in seguito all'avvistamento dell'anno precedente. L.D. osserva a sua volta quello che descrive come un «nanetto» che sembra muoversi avanti e indietro nel vallone e che poi, «trotterellando» sulle corte gambe inizia una specie di manovra di decollo, al termine della quale inizia ad alzarsi verso il cielo. In quel momento A.G., che già in precedenza aveva udito un «rumore» associato al fenomeno, sente un suono simile a quello di un motorino, mentre l'uomo non ricorda di aver udito alcun rumore. La testimonenota inoltre una sorta di antenna che fuoriesce dai piedi dell'essere, mentre L.D. osserva una piccola scia bianca emessa dalla semisfera posta sulla spalla dell'umanoide, che comunque sale verso il cielo, fino a scomparire. Quest'ultima fase è seguita anche dalla madre e dalla zia della ragazza che si trovavano nelle vicinanze. Nonostante la riluttanza dei testimoni a parlare dell'accaduto, la notizia fa in breve il giro del paese, fino a giungere al corrispondente de La Gazzetta del Mezzogiorno, che dà ampio risalto al caso in due articoli il 9 e 10 ottobre. Le successive indagini condotte da Arcangelo Cassano, con Paolo Lucente e Francesco Tutino, mettono in luce alcune contraddizioni ed imprecisioni nei racconti dei testimoni, soprattutto nei particolari di una sagoma osservata comunque da una certa distanza.Questa considerazione, unitamente alle voci del ritrovamente, nei giorni successivi, di un pallone a forma di pupazzo Michelin in un vicino campo, non consentono al momento di escludere la possibilità della misinterpretazione di un pallone giocattolo. g.p.g.L'INDAGINE SU UN OGGETTO SOMMERSO NON IDENTIFICATO A pesca di UFO subacquei Quella compresa fra il 25 e il 26 agosto del 1984 sembrava una notte come tante altre in quel periodo: cielo terso e privo di nuvole, mare calmo. Eppure in quella notte si verificava, poco al largo della costa pugliese, un fatto strano, insolito, "dannato" per dirla alla Fort: l'avvistamento di un USO - Unidentified Submerged Object (Oggetto Sommerso Non Identificato), l'equivalente acquatico degli UFO. Il caso, di recente inchiestato da un inquirente del CISU, ha avuto per protagonisti tre amici, pescatori dilettanti. Intorno alle 3 di mattina del giorno 26 i tre prendevano il largo da Campo Marino (TA), località a 40 chilometri da Taranto, su una piccola barca a motore. Loro intento era quello di mettere a mare un "paramito", ovvero un sistema di esche a molti ami. Mentre risalivano la costa in direzione di Torre Ovo, a circa 3 chilometri dalla costa stessa, questi notavano nel mare oscuro una luce indistinta, di colore biancastro, che si muoveva in direzione opposta alla loro. I tre stimano che la luce si trovasse a circa 500/1000 metri dalla barca, e che le dimensioni apparenti fossero pari allo spazio compreso tra le nocche del dito indice e anulare (4/5 cm) di un pugno posto alla distanza di un braccio. «Sulle prime pensammo che fosse un sommergibile che stesse emergendo..mare, però maledettamente delimitato», riferiscono i testimoni. Ma ecco che, all'improvviso, avveniva una cosa del tutto inaspettata: una «massa» tondeggiante di colore approssimativamente «grigio metallico» si innalzava fuori dall'acqua. L'«oggetto», sfocato e privo di particolari superficiali, usciva verticalmente dal mare per poi mutare direzione inclinando la propria traiettoria di 60-70° rispetto alla perpendicolare. Il tutto avveniva senza interruzioni are. Il tutto avveniva senza interruzioni del moto: emersione dalle acque, partenza verso l'alto e inclinazione della traiettoria non erano interrotte da manovre di stazionamento. La velocità di allontanamento diagonale era elevatissima, poiché l'oggetto scompariva dal campo visivo nel giro di 3-4 secondi secondo una direzione, est o sud-est (verso la costa pugliese), opposta a quella dell'imbarcazione. Durante l'avvistamento non veniva percepito alcun rumore (cosa che induce il testimone a escludere si trattasse di un missile lanciato da un sottomarino), non venivano visti spruzzi sollevarsi dall'acqua, e non si notava la presenza in cielo di scie eventualmente connesse al fenomeno. Dopo l'avvistamento i tre riprendevano la pesca, e per tutta la notte non notavano più nulla di strano. Nessun episodio analogo veniva registrato in tempi successivi dai testimoni, recatisi in zona per altre battute di pesca. E' stato possibile intervistare solamente uno dei tre testimoni, Gaetano N., essendosi gli altri - un sottufficiale della Marina e un sottufficiale della Guardia di Finanza - rifiutati di venire coinvolti nelle indagini sull'incidente, per timore che la divulgazione dei loro nomi nuocesse alle loro carriere militari. A parere di Arcangelo Cassano, autore dell'indagine, che conosce Gaetano N. da un paio d'anni, il testimone è persona «seria ed equilibrata, per nulla incline a facili fantasie e che, pertanto, può essere ritenuto degno di fede». Allo stato attuale il caso rimane un USO - oggetto sommerso non identificato - in senso stretto. m.l.OGGETTI SUBACQUEI NON IDENTIFICATI A partire dal marzo 1995 è stato costituito nell'ambito del CISU il progetto UsoCat, curato da Marco Bianchini e finalizzato alla raccolta di tutte le segnalazioni inerenti osservazioni di oggetti sommersi non identificati (USO) nei mari, fiumi e laghi italiani. Le segnalazioni vengono classificate in quattro diverse categorie, a seconda che gli oggetti (o le luci) siano completamente sommersi (USO veri e propri); vengano visti entrare in acqua; visti uscire dall'acqua; in navigazione o fermi sul pelo dell'acqua. L'UsoCat raccoglie anche segnalazioni riguardanti particolari incidenti marini, come ad esempio i casi in cui le reti dei pescherecci sono recise da sottomarini fantasma, oppure quelle storie e leggende riguardanti presunte basi aliene sotto la superficie dei mari e dei laghi italiani. Attualmente l'UsoCat contiene 117 casi, per la gran parte dei quali (80) le informazioni disponibili si sono dimostrate insufficienti per procedere ad un'adeguata classificazione del fenomeno. In 16 casi ci si trova in presenza di più ipotesi che possono ragionevolmente spiegare il caso, e in 9 vi è una certa probabilità che il fenomeno sia riconducibile ad una determinata spiegazione. Solamente in 9 circostanze si è giunti ad un'identificazione certa. I casi classificati come USO in senso stretto sono, sino ad ora, solamente 2, uno dei quali è proprio quello verificatosi a Campo Marino nel 1984. L'altro USO in casistica riguarda un oggetto enorme visto da 17 persone emergere dal mare per poi rientrarvi e sparire (Gorgona - LI, 22 giugno 1979). L'anno con più avvistamenti è, in linea con la più generale casistica ufologica italiana, il 1978 (30 in tutto), mentre la regione che detiene il "primato" di segnalazioni è quella delle Marche (21). Tra le principali cause di identificazione degli avvistamenti USO abbiamo fenomeni naturali, come cetacei o rientri meteorici, oppure artificiali, come sottomarini, siluri, sonar rimorchiati, ROV (Remotely Operated Vehicles, veicoli operativi guidati a distanza, l'equivalente marino degli RPV), frammenti di satelliti, palloni sonda, paracaduti, aerei.