fronte al fatIN ARRIVO I FILM CON UFO ED EXTRATERRESTRI INVASORI Contagio dallo spazio Si dice accadano strane cose nei cieli della cittadina di Rachel, in Nevada. Ma i suoi 100 abitanti non avevano mai visto niente di più sconvolgente della "banda" che li ha invasi lo scorso 18 aprile. Quel giorno, lo stato del Nevada e una squadra della 20th Century Fox dedita al lancio del film Independence Day hanno unito le loro forze per attribuire a un desolato tratto lungo 98 miglia della State Route 375, che scorre in prossimità della base super segreta dell'Air Force di Groom Lake, nota altrimenti come Area 51, il discutibile titolo di Extraterrestrial Highway (autostrada extraterrestre). Lo scopo era duplice: promuovere il turismo in quella regione desertica dimenticata un po' da tutti, ad un paio d'ore da Las Vegas, e al contempo presentare alla stampa il nuovo kolossal fantascientifico sull'invasione extraterrestre della Terra, in parte girato proprio da quelle parti. Secondo i critici la trama di Independence Day è indistinguibile da quella di un sempliciotto B-movie fantascientifico anni '50. Ma gli UFO ormai si vendono bene e il film dopo i primi giorni di programmazione ha già battuto tutti i record di incasso. Independence Day, altrimenti noto come ID4 (dal 4 luglio, giorno dell'Indipendenza), si è meritato la copertina sia di Time che di Newsweek - evento molto raro - che analizzano il fenomeno del ritorno alla fantascienza e la fissa degli americani per gli UFO e il paranormale. Diretto da Roland Emmerich (regista di Stargate), da lui stesso scritto assieme al produttore Dean Devlin, il film ha tra i protagonisti gli attori Jeff Goldblum, nel ruolo dello scienziato che salverà la Terra, Bill Pullman, il presidente degli Stati Uniti, e Willy Smith, nei panni di un capitano dell'aviazione americana. Il film inizia con l'ingresso nell'orbita terrestre di gigantesche astronavi aliene. Mentre il mondo si interroga sulle intenzioni degli extraterrestri, uno scienziato scopre che questi hanno dato il via ad una specie di conto alla rovescia. Washington, Los Angeles e New York sono le prime metropoli ad essere oggetto di distruzione da parte degli alieni. Tutte le nazioni del mondo si alleano per sferrare un attacco contro le astronavi, pilotate da mostri muniti di terribili tentacoli, ma senza alcun successo. E' tra i segreti dell'Area 51 che si trova la chiave per sconfiggere la minaccia venuta dallo spazio: un disco volante recuperato, pressoché intatto, a Roswell, New Mexico, nel luglio 1947. Il successo di Independence Day, che in Italia è nelle sale da settembre, ha fatto passare in sordina la programmazione, iniziata a maggio negli USA, di un'altra pellicola del genere catastrofico, The Arrival, primo film di David Twohy, sceneggiatore di Waterworld. La trama è anche qui scontata: arrivano gli alieni e si preparano a conquistare il mondo grazie alla loro superiorità tecnologica e alla nostra stupidità. A dare l'allarme è un radioastronomo che scopre il losco piano degli extraterrestri: rendere la Terra un pianeta abitabile, per loro, s'intende. Insomma, dopo molti anni di assenza dai grandi schermi, l'invasione aliena è il tema predominante della nuova stagione cinematografica made in USA. I modelli sono i classici degli anni cinquanta, aggiornati però con riferimenti alle attuali paranoie ufologiche di oltre oceano. Il prossimo dicembre sarà nelle sale americane Mars Attack! che Tim Burton ha tratto da una serie di figurine in voga nel 1962. Grandi scenografie, grande budget e grande cast capitanato da Jack Nicholson nel duplice ruolo di un energico magnate e del presidente degli Stati Uniti. La Columbia prevede di avere pronto per fine anno il film commedia Men in Black diretto da Barry Sonnenfeld e prodotto da Steven Spielberg. Si tratta della trasposizione cinematografica di un fumetto americano, i cui protagonisti, due detective, interpretati da Tommy Lee Jones e Willy Smith, affrontano degli extraterrestri in visita sulla Terra. E proprio Spielberg ha recentemente annunciato che nei suoi progetti futuri annovera un nuovo film che può essere considerato il seguito di E.T. La Dream Works, da lui diretta, ha acquistato i diritti per il grande schermo del romanzo di fantascienza Extrater-restrial: A Field Guide for Earthlings, pubblicato nel 1994 e scritto da Terence Dickenson e Adolf Shaller. Il progetto, che sarà probabilmente ribattezzato Alien Zoo, tratterà di una astronave aliena caduta sulla Terra, i cui occupanti sono catturati e condotti in uno zoo. Quando riescono a scappare, danno sfogo alla loro ira. In mezzo a tanti alieni da fine del mondo, il nuovo film di John Travolta, Phenomenon, nelle sale americane da quest'autunno, interpreta la presenza di creature extraterrestri sul nostro pianeta in chiave più spirituale: un comune mortale una notte ha un incontro ravvicinato con un UFO e gradualmente si trasforma in un genio con poteri paranormali. Quello che inizia come una benedizione rapidamente diventa una disgrazia: gli amici si fanno timorosi e i militari cercano di determinare la fonte della sua sensitività. Ma anche la TV si è fatta prendere dal contagio alieno. Sull'onda del successo di X-Files, la rete statunitense NBC manda in onda da quest'autunno una nuova serie, dall'inquietante titolo Dark Skies (Cieli Oscuri). Protagonista è John Loengard (interpretato da Eric Close) che può essere considerato un predecessore del più noto Fox Mulder: un impiegato del governo che, nei primi anni sessanta, si trova a dover lottare contro tutto e tutti per rendere pubblica la presenza degli alieni sulla Terra. Lui e la sua partner Kimberly Sayers (Megan Ward) arrivano a Washington per prendere parte alla nuova amministrazione Kennedy. Il giovane Loengard inizia ad appassionarsi alle indagini dell'Air Force sugli UFO, finché si imbatte in un'unità super segreta del governo chiamata (guarda caso) Majestic-12, capitanata da Frank Back (J.T. Walsh). Il MJ-12 ha le prove che un UFO si abbattè nel 1947 nei pressi di Roswell. La scoperta di un parassita alieno collegato al sistema nervoso di un agricoltore dell'Idaho, quindici anni dopo il caso Roswell, fa comprendere al gruppo che una razza aliena, battezzata "Hive" (Alveare), si è stabilita sulla Terra e si sta impadronendo delle menti della popolazione terrestre. Loengard ha la certezza che il presidente Kennedy non è a conoscenza né del MJ-12 né della presenza degli alieni, e che Bach non ha alcuna intenzione di metterlo al corrente. Loengard sfida pertanto i suoi superiori, e parla col presidente, che tre giorni dopo viene assassinato perché nulla trapeli. Braccati dai componenti del MJ-12 e dagli alieni, John e Kimberly costituiscono un movimento denominato Dark Skies nel disperato tentativo di salvare l'umanità dalla possessione aliena. Come precisa il co-creatore e produttore esecutivo Bryce Zabel, già autore del film Tv Official Denial (in cui un alieno del tipo "grigi&qualieno del tipo "grigi" viene catturato dai militari che tentano di entrare in contatto con lui), «la nostra idea è di attraversare gli ultimi 40 anni di storia americana e mostrare cosa è avvenuto dietro le quinte. Iniziamo con gli anni '60, e nella quarta stagione , quando sarà il 1999, raggiungeremo il presente. L'esistenza degli alieni potrà essere rivelata all'alba del nuovo millennio». Zabel ha ideato la serie con Brent Friedman. «Abbiamo creato una linea temporale e vi abbiamo inserito tutti gli eventi più importanti. Poi abbiamo aggiunto gli avvistamenti degli UFO e i fenomeni inspiegati riferiti allo stesso periodo e abbiamo trovato il modo di miscelare il tutto. Il risultato vi sorprenderà». Gli autori hanno preannunciato che nel corso della serie sarà svelato, ad esempio, che gli alieni avrebbero giocato un ruolo - diretto o indiretto - in molti eventi significativi degli ultimi anni: a partire dal blackout di New York del 1965, proseguendo poi con l'Apollo 17 (che in verità aveva come missione l'attacco ad una base lunare degli extraterrestri), il progetto Scudo Spaziale (un sistema offensivo tattico per distruggere le astronavi aliene), l'esplosione dello Shuttle Challenger (una rappresaglia di questi ultimi) e via di questo passo. Anche se la serie è di argomento fantastico, come accade per X-Files, vien fatto continuo riferimento a episodi reali (o pseudo-reali) pescati alla rinfusa dalla letteratura ufologica e conditi con una buona dose di congiure governative, argomento che va per la maggiore negli Stati Uniti. Attenzione però: dopo tutto si tratta sempre di fiction. Gli autori sembrano prendersi molto sul serio, ovviamente per ragioni di cassetta; speriamo non facciano altrettanto i telespettatori. E' facile riscrivere la storia attingendo da paranoie abbondantemente speculative, ma la realtà di tutti i giorni è ben diversa. Il rischio è che tra breve la realtà non sarà più quella che ci vede protagonisti, ma si trasformi in un mondo virtuale propostoci, con tutte le finzioni sempre meno discutibili, dal cinema e dal mezzo televisivo. p.t.Extraterrestri, esperimenti governativi, o cos'altro? I complotti di X-Files Vi ricordate quando X-Files era solo un telefilm come tanti altri? Ora per molti si è trasformato in un evento-culto, ma non soltanto. Conclusa la scorsa primavera con ampi ascolti la programmazione su Italia 1 della seconda serie, il telefilm, che vede protagonisti due agenti dell'FBI alle prese con fenomeni paranormali, alieni e congiure governative, si prepara a ripartire con nuovi episodi dalla fine di settembre. Anche le videocassette hanno ottenuto un successo inaspettato di vendita, con al primo posto i tre episodi inediti, a tema ufologico, raccolti sotto il titolo The Unopened File, che hanno raggiunto le 67.000 copie vendute. Ottimi risultati, 30.000 copie vendute, ha parimenti riscontrato il mensile per appassionati della serie, X-Files, curato da Pasquale Ruggiero e Francesco Cinquemani. Loro è stata l'idea di proporre al pubblico italiano, oltre alla traduzione del fumetto ispirato alla serie televisiva, anche articoli scritti da giornalisti e ricercatori su argomenti misteriosi che fanno da sfondo alle avventure di Mulder e Scully. Peccato che anche qui, come capita nelle riviste "misteriosofiche" che sono spuntate come funghi di recente nelle nostre edicole, si sono improvvisati esperti personaggi poco qualificati che hanno millantato esperienze sul campo e spacciato racconti di fantasia per realtà, a scapito di una corretta divulgazione. Al di là del merito di aver riportato le tematiche ufologiche alla ribalta, con modalità tuttavia discutibili, la serie televisiva ha però contribuito a far sì che sempre più numerose persone, soprattutto tra i giovani, si siano convinte che i fatti narrati corrispondano in gran parte a realtà. Niente di più errato: a tal proposito è dovuto intervenire in varie occasioni lo stesso Chris Carter, produttore esecutivo e ideatore di X-Files. Valga per tutte la sua dichiarazione rilasciata lo scorso anno alla rivista Mad Movies: «Si crede che io abbia detto che i files da noi trattati siano tutti reali. Non è così. Ciascuna storia è dovuta al 99% alla nostra immaginazione. Per il restante 1% fate voi...». Di fatto gli episodi a cui fanno riferimento le varie puntate del telefilm sono ampiamente romanzati e anche se, a volte, vengono citati fatti e situazioni reali (o pseudo tali) si tratta sempre di espedienti per rendere più interessante la trama che comunque è pura finzione. A partire da settembre, Italia 1 propone i nuovi episodi della terza stagione, la cui programmazione si è ultimata negli Stati Uniti a inizio estate. Anche questa volta, in parte di essi, sono contenuti ampi riferimenti a tematiche ufologiche (per lo più del genere che va per la maggiore negli States, ovvero Area 51, "rapimenti" ed accordi segreti tra governo americano e alieni) che sembrano molto graditi dal pubblico in generale. Già dalla seconda serie, le indagini di Fox Mulder e Dana Scully sembrano incentrarsi maggiormente su una ossessiva cospirazione governativa che pare nascondere ai comuni mortali l'evidenza di un contatto extraterrestre ed esperimenti su DNA umano e alieno. Malgrado tutto ciò sia designato a rappresentare solo una delle tante tematiche della serie, la "mitologia" della cospirazione, come la definisce anche Carter, si è sviluppata con una forza inarrestabile. Tant'è che episodi a sé stanti, in cui Mulder e Scully indagano su eventi paranormali non correlati alla cospirazione, col tempo hanno pesato sempre meno, e fungono un po' da intermezzo. «Fin dall'inizio della serie - sottolinea Carter - la ricerca della verità su quanto il governo può o non può conoscere circa l'esistenza degli extraterrestri è stata la spina dorsale dello spettacolo». Ed in effetti, gli unici episodi che hanno una sequenza logica sono proprio quelli riferiti alla mitologia degli X-Files. E i primi tre della nuova stagione appartengono proprio a questo filone. Anasazi inizia in New Mexico dove un ragazzo Navajo trova quello che sembra essere un cadavere alieno. Nel frattempo, un pirata informatico riesce a sottrarre dagli archivi della Difesa alcuni files segretissimi che dimostrerebbero il collegamento tra il governo americano e gli extraterrestri e consegna il dischetto a Mulder, il quale scopre che anche suo padre è stato coinvolto sin dalla fine degli anni '40 in progetti governativi mai resi noti, ma viene assassinato proprio mentre gli sta rivelando il segreto mantenuto sino a quel momento. Mulder raggiunge la riserva Navajo dove scopre un carro merci sepolto nella sabbia con all'interno numerosi cadaveri di presunti alieni. Ma non fa in tempo ad esaminarli che viene chiuso all'interno del vagone da una squadra di militari che è intenzionata a sopprimerlo. Ritenuto morto, Mulder è tratto in salvo da un anziano Navajo che lo cura per lungo tempo. Scully si concentra sul suo rapimento cercando di saperne di più sull'&que di più sull'"impianto" che ha estratto chirugicamente dal suo collo, e dopo che anche sua sorella viene uccisa si decide a non fidarsi più di nessuno. Mulder torna alle sue indagini e scopre che Skinner, il suo capo, che ormai sta dalla loro parte, è in possesso del dischetto coi files segreti. I due agenti rintracciano un altro membro della cospirazione internazionale, uno scienziato nazista che era stato condotto negli Stati Uniti subito dopo la guerra attraverso l'operazione Paper Clip, il quale potrebbe essere responsabile dei supposti esperimenti col DNA alieno. Lo scienziato rivela l'esistenza di un importante archivio presso uno stabilimento abbandonato del West Virginia. E di fatto i due si trovano di fronte ad un gigantesco schedario contenente informazioni mediche su decine di migliaia di persone. E' qui che Mulder e Scully trovano i dossier con i dati di Samantha, la sorella scomparsa di Fox, e della stessa Scully. Il tema della cospirazione ritorna col nono episodio. In Nisei Mulder ordina per posta da un distributore della Pennsylva-nia una videocassetta dell'autopsia di un alieno (!). Incuriositi dalla vicenda, i due si recano in quello stato, ma solo per scoprire che il rivenditore del video era stato ucciso, probabilmente da un diplomatico giapponese il quale era in possesso di foto da satellite che ritraevano una nave che poteva essere stata coinvolta nelle operazioni di recupero di uno scafo alieno dal fondo dell'oceano. Tutto ciò conduce Mulder a supporre che test segreti su DNA umano e alieno erano stati condotti da scienziati giapponesi, mentre Scully, come al solito, non ne resta convinta. In possesso del diplomatico era anche una lista di iscritti di un'associazione ufologica. Gli agenti prendono appuntamento con due dei componenti, che riconoscono Scully come una di loro e la conducono all'ospedale, dove un altro "rapito" era sul punto di morte per un cancro non diagnosticato: secondo i due chiunque era stato "rapito" sarebbe stato destinato a morire nelle stesse condizioni. Intanto Mulder si ritrova a inseguire un misterioso treno su cui degli scienziati parevano condurre esperimenti su di un extraterrestre. Nell'episodio seguente accade un colpo di scena: gli esperimenti effettuati su quel treno possono essere il proseguimento di test iniziati in tempo di guerra e condotti su prigionieri civili. Nel frattempo, Scully, alla ricerca di dati a proposito dell'"impianto" (microchip) da lei rintracciato nel suo collo, scopre che non è di provenienza aliena, ma al contrario è stato costruito nel West Virginia. Qui trova i resti di una comunità di lebbrosi e nei pressi si imbatte nel vagone di un treno simile a quello contenuto nel video dell'autopsia del presunto alieno. Scully comprende che lei stessa è stata tenuta prigioniera in un luogo simile durante la sua esperienza di abduction e conclude che i rapimenti alieni non esistono: si tratta semplicemente di una cortina di fumo creata dal governo americano per coprire la più grande menzogna di tutti i tempi, ovvero che il governo conduce esperimenti con radiazioni su esseri umani. Secondo l'agente inviato per neutralizzare Mulder, la creatura sul treno era un prototipo di soldato che doveva essere immune all'effetto di radiazioni o armi biologiche: una notevole marcia indietro rispetto alle tesi proposte negli episodi precedenti. Ma con la quindicesima puntata, Piper Maru, e la successiva, Apocrypha, sembra tornare tutto come prima: i due agenti continuano le indagini su un possibile recupero di uno scafo alieno dal fondo dell'oceano, constatando che un analogo episodio sarebbe già accaduto cinquant'anni prima, nello stesso luogo. In quell'occasione, che doveva riferirsi al recupero di una bomba atomica, accadde qualcosa di strano che uccise pressoché tutti i membri dell'equipaggio. Stessa sorte segna l'operazione presente, con la sopravvivenza di un solo uomo che risulta tuttavia infestato da un non meglio identificato bubbone nero, una sostanza che si trasferisce da persona a persona sino a che non si impadronisce di un agente dell'FBI, il quale conduce Mulder e Scully nel luogo dove era tenuto nascosto l'oggetto recuperato dal fondo dell'oceano. Questi eventi sembrano di nuovo dar ragione alle convinzioni di Mulder. La sostanza scura che è passata dal marinaio a sua moglie e poi all'agente non pare somigliare ad alcun organismo visto sulla Terra, ma lo scafo recuperato era un'astronave aliena o un aereo militare sperimentale come ritiene Scully? Forse non lo sapremo mai, ed è proprio in questo continuo alternarsi di dubbi e certezze che si conclude anche la terza stagione di X-Files, non prima di proporci un singolare episodio in cui viene esplorata tutta la soggettività della nostra percezione di realtà: mettendo in discussione le asserzioni su ciò che conosciamo, mette in scena una parodia delle politiche presenti all'interno del mondo ufologico, dagli effetti della commercializzazione della stessa ufologia (a cui X-Files ha in parte contribuito) alla paranoia della disinformazione governativa sino al fenomeno delle abduction e l'uso indiscriminato dell'ipnosi regressiva. Che ai produttori sia venuto uno scrupolo di coscienza? p.t.MUSEI, TURISMO E TANTI (troppi) FRAMMENTI Roswell is business! Qualcuno ha detto che se gli alieni sono veramente precipitati alla fine degli anni '40 a Roswell, hanno commesso un grosso errore nel non vendere l'esclusiva della loro storia. Se lo avessero fatto, adesso navigherebbero nell'oro. La rivista economica americana Forbes del 15 luglio ha dedicato un lungo articolo proprio a Roswell, riportando come negli ultimi anni, grazie allo spirito di iniziativa del nuovo sindaco, il caso della presunta astronave aliena precipitata nel '47 sia diventata un'inesauribile fonte di ricchezza per questa città di 50mila abitanti, in crisi economica dopo la chiusura della celebre base aeronautica negli anni '60. Oggi la cittadina conta ben tre musei ufologici, tour guidati agli ormai quattro diversi siti nei quali sarebbe precipitato l'oggetto misterioso, un festival ufologico estivo, almeno 90mila turisti e 5 milioni di dollari di proventi ogni anno, tra alberghi, bambolotti alieni, ricostruzioni in ceramica, libri, video, berretti e magliette, riproduzioni della prima pagina del quotidiano dell'epoca e perfino un "ghiacciolo dell'alieno". Nel mondo dei cartoni animati, invece, per la serie I Simpsons, Roswell è il nome di un alieno. In un recente episodio della serie televisiva Star Trek: Deep Space Nine, a causa di un errore tre dei protagonisti vengono catapultati indietro nel tempo sulla Terra nel 1947, proprio a Roswell, dove - manco a farlo apposta - i militari dell'epoca li scambiano per alieni invasori. E anche il thriller dell'estate, The Rock, si unisce al gioco, rivelando che il microfilm sottratto dalla spia inglese Sean Connery contiene la verità sull'assassinio di Kennedy e su... Roswell. Ebbene sì, il famoso incidente nel deserto è ormai diventato negli USA l'altro "Sacro Graal" dei teoristi delle cospirazioni. Tra tutto questo parlarne, uno tra i casi più interessanti dell'ufologia, in quanto è indiscutibile che qualcosa di anomalo sia veramente precipitato in quell'estate di quasi cinquant'anni fa, rischia di perdere credibilità e avvantaggiare solo chi cerca di specularci sopra, o vuole gettare discredito sull'intero fenomeno UFO. Non sappiamo se il proliferare d se il proliferare di frammenti attribuiti al presunto disco volante abbattutosi nel pressi della cittadina occorso proprio in questi mesi sia da considerare in quest'ottica, ma certo ci obbliga a una riflessione. Tutto ha inizio il 24 marzo scorso quando un tizio consegna al responsabile dell'UFO Museum di Roswell, Max Littell, un frammento metallico che secondo l'anonimo donatore gli era pervenuto da un'altra persona, che a sua volta l'aveva sottratto nel corso delle operazioni di recupero del '47. Cinque giorni dopo, il capo della polizia e uno dei volontari associati al Museo consegnano il frammento, di forma triangolare e delle dimensioni di circa tre per dieci centimetri, all'Institute of Mining and Technology di Socorro per l'analisi. Risultato: rame rivestito, su ambo le superfici, di argento. Secondo Chris McKee, che ha effettuato i test, proverrebbe da un pezzo di maggiori dimensioni da cui si sarebbe formato a causa di un'esplosione o un urto violento. Sono state inoltre riscontrate tracce di sodio, alluminio, silicio, ferro, cromo, zolfo e cloro che potrebbero non appartenere alla struttura originaria, ma provenire dal contatto col suolo o da manipolazioni. Secondo McKee non si può assolutamente affermare se sia di origine extraterrestre o meno, ed anche Littell è molto cauto. «La composizione del metallo - ha dichiarato - non può costituire prova a favore di alcuna ipotesi su quanto si abbatté a Roswell». Anche le analisi condotte in agosto da Larry Callis, uno scienziato dei Los Alamos National Laboratories, hanno confermato le prime verifiche e l'origine terrestre dei componenti del frammento. Altri resti di vario genere e forma vengono recapitati con un pacchetto postale, il 18 aprile, al noto conduttore radiofonico Art Bell, appassionato di argomenti ufologici. Accompagnava i frammenti una lettera anonima a firma di un sedicente nipote di un membro della Squadra di Recupero che avrebbe operato a Roswell, ormai morto dal 1974. Oltre a precisare che i frammenti erano composti di "puro alluminio", l'anonimo (che si firmava "un amico") forniva altri particolari sull'UFO-crash. Gli occupanti del disco sarebbero stati tre, due trovati morti e l'altro vivo, ma con una gamba ferita. Quest'ultimo, comunicando telepaticamente, avrebbe riferito che il loro disco volante era stato danneggiato da una meteora: si sarebbero potuti salvare lanciandosi nell'iperspazio, ma avrebbero distrutto tutto ciò che c'era nel raggio di 1500 miglia. L'anonimo avrebbe inoltre rivelato che l'aereo con cui veniva trasportato l'alieno sopravvissuto scomparve misteriosamente sulla via di Washington senza lasciare alcuna traccia. Il 22 aprile, Art Bell riceveva una seconda lettera in cui l'"amico", precisava - tra varie amenità - che il personale che aveva partecipato alle operazioni di recupero non era solo militare, ma anche civile, ed alcuni provenivano anche da altre nazioni, quali Inghilterra, Francia e Russia. E concludeva scusandosi per non poter rivelare la sua identità, a causa del suo ruolo nelle forze armate. A questo punto, e non si conosce il motivo, Art Bell consegnò i frammenti alla giornalista Linda Howe, nota per le sue indagini sulle cosiddette mutilazioni del bestiame. Fu così che, il 12 maggio, nel corso del programma radiofonico condotto da Bell, Linda Howe, grazie ad un suo contatto presso un'università non meglio precisata, dichiarava che i frammenti si erano rivelati essere alluminio al 99%. Il mondo ufologico era già in agitazione, anche se ancora incredulo, tuttavia il giorno 19 la stessa Howe precisava che un altro analista, un non meglio identificato tecnico metallurgico, aveva rilevato che il peso dei frammenti era troppo elevato per essere composti di solo alluminio, e annunciava ulteriori sviluppi a breve. Dopo essere venuto a conoscenza che le analisi avevano dato risultati contraddittori, l'anonimo faceva recapitare sempre ad Art Bell in data 28 maggio due nuovi frammenti, di cui si era dimenticato in un primo tempo, precisando che si riferivano alla parte esterna, ovvero lo scudo protettivo, del disco precipitato. Nella puntata del 9 giugno del programma Dreamland, Linda Howe precisava che i frammenti non erano poi così anomali come sembrava ad un primo esame. La discrepanza relativa al peso era dovuta ad un errore nelle misurazioni operato dal primo analista, un biologo. [sic] In effetti, i risultati finali resi noti da Art Bell - di cui però non si conosce nulla sull'ente che li ha effettuati - parlano di comune alluminio con piccole percentuali di ferro, silicio, manganese e calcio. Ma in una lettera indirizzata questa volta a Linda Howe in data 25 maggio, l'anonimo "amico", giustificava il fatto che il metallo non era distinguibile dai metalli terrestri, proprio perchè, come suo nonno aveva annotato sul diario, ciò era voluto, per assicurare che in caso di caduta o cattura nessuno poteva scoprire se si trattava di materiale alieno o terrestre. Tutto ciò dovrebbe già essere sufficiente a screditare l'intero episodio e a far riflettere sulla serietà di certi personaggi sempre alla ribalta della cronaca ufologica. Tuttavia, un'accesa discussione si è innescata oltre oceano sui risultati delle analisi dei due frammenti ricevuti col secondo invio. Sarebbero composti differentemente dai precedenti, ovvero da strati di una sostanza prevalentemente di magnesio con una piccola percentuale di zinco separati da sottili strati ad alto contenuto di bismuto. Qualcuno si è lasciato prendere la mano, confondendo le proprietà diamagnetiche del bismuto con fantascientifiche proprietà antigravitazionali. Altri, più correttamente, hanno sottolineato che ancora una volta non può essere provata l'origine extraterrestre del metallo né la sua lavorazione, in quanto si tratta di leghe che sono utilizzate anche sulla terra. A concludere la saga dei frammenti troviamo l'americano Derrel Sims, sedicente "cacciatore di alieni", che durante il simposio organizzato dal Centro Ufologico Nazionale a San Marino nel maggio scorso, aveva con sé un frammento metallico di un verde scuro con riflessi luminescenti, di un paio di centimetri. Lo aveva ricevuto da una persona che vuole mantenere l'anonimato e a sua detta appartiene al disco precipitato a Roswell. A questo punto, è perlomeno curioso, per non dire altro, che nel giro di poche settimane siano saltati fuori, assieme, tutti questi presunti pezzi del disco volante che si dice precipitato nel New Mexico. p.t.Filmato dell'autopsia: continuano a latitare le prove Mr. Santilli non conferma A distanza di sei mesi dal nostro aggiornamento sull'"affare Santilli" e il filmato della presunta autopsia di un alieno apparso sul n. 17 di UFO, ci ritroviamo ad affrontare nuovamente quella che, come annunciato, si va sempre più trasformando in una vera e propria farsa. Anche stavolta ci limiteremo però a solo alcuni dei numerosi, contraddittori risvolti emersi in questi mesi. Ci siamo lasciati con l'annotazione che negli Stati Uniti si era appurato che i frammenti di pellicola in possesso dell'esperto fotografico Bob Shell, e a lui consegnati da Ray Santilli come parte delle bobine dell'autopsia, appartengono a una pellicola a perforazione singola e pertanto trattasi di unacopia (riproduzione) da una pellicola cinematografica originale. A marzo, in seguito agli approfondimenti operati da Clive Tobin, esperto cinematografico e membro dell'associazione ufologica MUFON, veniva definito che la macchina utilizzata per la duplicazione della pellicola è con molta probabilità una Bell & Howell modello "C", che è stata immessa sul mercato non prima dell'inizio degli anni '60. Shell si è trovato pertanto costretto a rivedere e ritrattare le sue prime considerazioni da "esperto", facendo una brusca marcia indietro che lo ha portato a precisare che «il film è stato copiato intorno al 1960 o negli anni successivi da una pellicola girata prima del 1957». Anche le precedenti affermazioni del fantomatico cameraman, fatte per bocca di Ray Santilli, erano destinate a crollare. Le bobine consegnate a Santilli non si riferirebbero più al girato (come aveva sempre dichiarato il cine-operatore), ma sarebbero state una copia prodotta, con molta probabilità, negli anni '60. In risposta, Santilli non trovava meglio da dire che «era probabile che i militari avessero a disposizione certi equipaggiamenti ancor prima che gli stessi venissero commercializzati». Come ricorderete, a Bob Shell sono stati consegnati da Santilli due frammenti di pellicola, che contengono tre fotogrammi ciascuno. I bordi sono danneggiati sul lato destro. Una delle strisce (la cui immagine abbiamo pubblicato sullo scorso numero) mostra lo stipite di una porta con una luce che vi filtra attraverso. Questa immagine sembra congruente con le sequenze visibili, prima dell'inizio dell'autopsia, nel video Roswell: The Footage commercializzato dalla società di Santilli, e pare essere, secondo Shell, pellicola di scarto girata dal cine-operatore prima dell'inizio del lavoro per verificare il funzionamento della cinepresa. L'altra sequenza, sempre secondo Shell, mostrerebbe una stanza buia, con all'interno quello che sembra essere il tavolo dell'autopsia. Ma nuovi sviluppi sono emersi di recente. I fotogrammi in possesso di Bob Shell, contrariamente a quanto dallo stesso affermato, non appaiono nel video di Santilli, poiché si tratta di fotogrammi simili, ma non uguali. Secondo quanto evidenziato dall'esperto fotografico Robert Irving, associato alla rivista inglese Fortean Times, e Theresa Carlson della MUFON, la sequenza di prova è stata aggiunta nel video di Santilli solo all'ultimo minuto, dopo che il master era stato prodotto, e in maniera poco professionale, in quanto è addirittura montata sottosopra e precede le scritte coi copyright e i ringraziamenti inserite subito prima dell'inizio della sequenza dell'autopsia. A confermare che l'inizio del video, originariamente, doveva essere proprio questo (ovvero le immagini dell'autopsia) vi è anche il fatto che i fotogrammi di prova non erano presenti quando il filmato venne presentato ai giornalisti a Londra nel maggio '95, né tantomeno nelle copie video vendute da Santilli alle televisioni di mezzo mondo, RAI compresa. Sono invece rimaste senza esito le insistenti pressioni fatte a Santilli affinché rilasciasse parti della pellicola originale per poter fare adeguate analisi: tutti i frammenti noti provengono invece da questo segmento di prova della durata di dieci secondi, il cui legame con le scene dell'autopsia è tutto da dimostrare. Il concreto sospetto è che esso sia stato aggiunto all'ultimo momento sulla videocassetta pubblicata proprio per autenticare i fotogrammi che stavano per essere distribuiti e che dovrebbero per l'appunto provare - secondo alcuni - l'autenticità dell'intero filmato. Ma soffermiamoci per un attimo anche sull'altro frammento di pellicola in possesso di Bob Shell, secondo il quale dovrebbe mostrare, anche se non molto chiaramente, «la sala operatoria prima che il corpo vi fosse introdotto» e pertanto sarebbe «consistente» col resto delle riprese. In realtà, bastava una visione attenta per accorgersi che i tre fotogrammi non hanno alcuna relazione con la stanza dell'autopsia, ma mostrano piuttosto gli stessi gradini che sono ritratti anche in altri fotogrammi distribuiti da Santilli. Quindi è del tutto fuori luogo la dichiarazione di quest'ultimo, secondo cui: «_ stata rilasciata pellicola in abbondanza con grande varietà di immagini, incluse quelle della stanza per l'autopsia». Niente di più falso. E non è finita. I fotogrammi in possesso di Bob Shell, come altri, sembrano essere stati privati del bordo destro su cui sarebbe stata impressa la colonna sonora. Perché, se il filmato originale doveva essere privo di colonna sonora? In realtà, sia il frammento di pellicola consegnato da Santilli al produttore TV Bob Kiviat (e da lui giudicato «senza valore») ed i fotogrammi in possesso di John Purdie (produttore di Channel 4), essendo intatti da bordo a bordo, contengono anche la colonna sonora. Quindi i pochi fotogrammi- una dozzina in tutto - ceduti da Santilli come fossero preziose reliquie: o sono privi del bordo su cui vi doveva essere la colonna sonora, o sono intatti su ambo i lati ed hanno la colonna sonora, ma priva di qualsiasi incisione. Se un bordo della pellicola è stato rimosso, è per non far scoprire che vi era una colonna sonora o che si trattava di una copia e non dell'originale? Santilli, quasi a sua discolpa, risponde che lui non ha manomesso nulla, che tutte le pellicole hanno i bordi intatti e nessun sonoro risulta inciso, e che solo alcuni fotogrammi all'inizio della bobina sono danneggiati. Ma il fatto che i frammenti di pellicola distribuiti da Santilli (e di conseguenza tutte le pellicole cedute dal fantomatico cameraman) siano una copia del presunto originale implica un'altra notevole incongruenza nell'intera vicenda: sulle etichette che sarebbero state apposte sui contenitori delle bobine originali, diffuse da Santilli in fotocopia, qualcuno - il cine-operatore, secondo la versione ufficiale - ha apposto delle indicazioni per lo sviluppo, da effettuare subito dopo le riprese, di una pellicola originale Kodak Super XX Panchromatic Safety Film. Come si spiega allora il fatto che le scatole in realtà contenevano copie in positivo, e non la pellicola originale (negativo) per cui sarebbero servite tali indicazioni? Tanto più che il suddetto tipo di pellicola Kodak sarebbe del genere ad alta velocità usato per le riprese interne, e quindi non è il tipo di pellicola (copia) che sarebbe stata consegnata dal cameraman a Santilli. E che dire del timbro governativo apposto sulle etichette in questione, che secondo quanto appurato presso il Ministero della Difesa statunitense si riferisce sì al National Military Establi-shment (istituito nel 1947 e rinominato nel 1949 come Dipartimento della Difesa) ma non venne introdotto prima dell'ottobre 1947? Una notevole incongruenza, visto che il fantomatico cameraman farebbe risalire le riprese al giugno/luglio '47. Santilli, messo di fronte al fatto, non ha trovato meglio da dire che un «non posso rispondere alla domanda». Se poi si aggiunge che nessuno ha mai potuto anche solo prendere visione dei contenitori delle bobine originali e delle relative etichette, tutto gioca sempre più a favore di un falso in piena regola. Ma al contempo c'è chi, per convinzione o per convenienza, continua a sostenere il carrozzone di Santilli - anche se ormai i fedelissimi sosimi sono rimasti in pochi. E' il caso del tedesco Michael Hesemann, direttore della rivista di misteri 2000 Magazin, il quale si dichiara convinto che non solo il cameraman esiste, ma anche che dice la verità in quanto gli ha fornito indicazioni seguendo le quali Hesemann avrebbe rintracciato esattamente il luogo dell'UFO-crash. Eppure ciò ha fatto nascere una forte discussione tra Hesemann e un altro fedelissimo, Bob Shell: se vi ricordate, secondo il cameraman l'impatto sarebbe avvenuto nei pressi di un lago prosciugato, e l'unico esistente in zona è circa 10 miglia a sud-sud-ovest della città di Magdalena. Nello scorso marzo, su richiesta di Shell e Hesemann, e sempre tramite Santilli, il cameraman ha predisposto una mappa dell'area di Socorro con indicato il luogo dell'impatto. Il 5 aprile, Bob Shell postava questo messaggio nell'area telematica di Compuserve. «Il lago ritrovato da Mike (Hesemann) non è quello giusto e le informazioni a me fornite dal cameraman su quanto aveva viaggiato da Socorro (circa un'ora alla velocità di 40-50 miglia orarie) sono errate. Non vi sono laghi prosciugati nella zona indicata sulla mappa, che tra l'altro si trova a sole 10 miglia da Socorro.» A commento di tale incongruenza, Santilli dichiarava: «Molte delle informazioni del vecchio sono ridicole». Evviva la sincerità! E proprio del fantomatico cine-operatore si tornerà probabilmente a parlare tra breve. Sin dalla metà di marzo (ma sene vociferava già dalla fine dello scorso anno), Santilli aveva pubblicamente dichiarato che era stata programmata una intervista col cameraman. Dopo vari falsi allarmi e smentite, sembra (il condizionale è più che d'obbligo) che a luglio si sia verificato il clamoroso evento. A riferirne - neanche a farlo apposta - è sempre il duo Hesemann/Shell. Il primo avrebbe già avuto il privilegio di visionare, presso gli uffici di Santilli, il video dell'intervista, nel quale il cameraman si mostrerebbe a viso scoperto e senza alcun camuffamento. Ma quale televisione si sarebbe aggiudicata tale scoop? Nessuna, in quanto il cameraman non si è recato in nessun studio televisivo, né tantomeno è stato visitato a casa sua da una troupe di professionisti. Il video sarebbe stato realizzato da suo figlio [sic] con una videocamera amatoriale. Dalle ultime indicazioni fornite da Shell, per l'acquisto dell'intervista sarebbe in trattativa il produttore Bob Kiviat, il quale aveva provveduto a far pervenire al cameraman, sempre attraverso Santilli, le domande. Solo ad alcune, però, l'anziano signore avrebbe dato risposta, senza aggiungere nulla di nuovo a quanto già noto. Se la trattativa andrà in porto, Santilli è comunque intenzionato a camuffare il video, onde non rendere riconoscibile il sedicente cameraman. Mascherato o meno, è evidente che il video non potrà apportare alcuna prova sull'esistenza del cameraman, né tantomeno sull'esistenza di un filmato originale, che si dice vecchio di cinquant'anni. Così come nessun valore potrà mai avere un'analisi effettuata su frammenti di pellicola che si riferiscono a porte e gradini in penombra e non mostrano l'"aliena" sul tavolo autoptico. In mezzo a tante considerazioni gratuite che sono state fatte sulla vicenda Santilli, merita riferire del dettagliato articolo, pubblicato sul MUFON UFO Journal lo scorso marzo e diffuso in contemporanea dalle maggiori associazioni ufologiche in tutto il mondo (per l'Italia dal CISU), redatto da Kent Jeffrey, coordinatore dell'Inter-national Roswell Initiative, che, oltre a mettere in evidenza le contraddizioni e le versioni dei fatti discordanti fra loro e con la realtà documentata, ha il pregio di aver rintracciato ben tre cineoperatori militari dell'epoca, che hanno smontato le modalità tecniche e operative del filmato. Secondo i tre ex-ufficiali, John Longo, Bill Gibson e Dan McGovern, tutti cameraman durante la seconda guerra mondiale, in nessuna circostanza un cineoperatore avrebbe potuto sviluppare lui stesso le pellicole, così come non avrebbe avuto senso che a Washington nessuno si fosse chiesto che fine avesse fatto il filmato dell'autopsia rimasto in mano al fantomatico cineoperatore. Inoltre, per autopsie e progetti importanti o speciali era prassi utilizzare pellicole a colori e non in bianco e nero, due cineprese fisse e non una sola mobile, e si effettuava una concomitante registrazione fotografica di cui non vi è riscontro nella storia promossa da Santilli. La cinepresa utilizzata avrebbe, tra l'altro, consentito la messa a fuoco, ed immagini nitide, da circa 45 centimetri all'infinito, pertanto non sono assolutamente giustificate le riprese sfocate ed approssimative. Sono ormai in molti, nello scenario internazionale, a considerare il controverso filmato dell'autopsia dell'alieno come la più pesante minaccia mai rivolta fino ad ora alla credibilità della ricerca ufologica seria. Tant'è che non si contano ormai più le immagini fotografiche e i video attribuiti a presunte, ma false, autopsie ed altrettanto falsi dischi precipitati che hanno iniziato a circolare, dopo l'operazione commerciale di Santilli, un po' in tutto il mondo. Ultima in ordine di tempo la clamorosa rivelazione - ripresa in Italia anche dal Corriere della Sera - di Bob Guccione, proprietario della rivista americana "per soli uomini" Penthouse, che alla fine di luglio ha annunciato di aver acquistato, per 200.000 dollari, tre fotografie di un alieno tratte da un filmato segreto del governo inerente la "vera" autopsia sugli occupanti del disco volante precipitato a Roswell nel '47. Guccione, che si è dichiarato convinto della loro autenticità, le avrebbe ottenute dalla figlia di uno scienziato tedesco che all'epoca avrebbe partecipato alle operazioni di recupero. Le immagini sarebbero state il pezzo forte del numero di settembre della rivista, che, in occasione del suo ventisettesimo anniversario, avrebbe dovuto risollevarne le sorti economiche. Ma, all'arrivo della rivista nelle edicole, la rivelazione (come era da aspettarsi) non corrispondeva a nulla di clamoroso, anzi. Una volta aperto il numero, doverosamente cellophanato, è stato semplice per gli addetti ai lavori riconoscere nelle tre foto il pupazzo utilizzato per il film di Paul Davids sul caso Roswell, da due anni donato al Museo ufologico della cittadina, dove è esposto in bella mostra. Lo stesso Guccione aveva tenuto a precisare che, malgrado le immagini non fossero mai state pubblicate sugli organi di stampa statunitensi, erano già apparse su riviste giapponesi e fanzines ufologiche. Di fatto, proprio gli ufologi giapponesi hanno scoperto che è stato il loro connazionale Johsen Takano, un funzionario comunale appassionato dell'argomento e già autore di altre rivelazioni fasulle, ad aver fotografato il pupazzo nel corso di un viaggio negli USA e poi diffuso le immagini come autentiche nell'estate '95. Se poi Guccione è caduto nella trappola di qualche furbastro o ha finto di caderci non è dato saperlo. p.t.