Eye of the Beholder

 

Ecco i quattro sventurati eroi del nostro party mentre vegono istruiti su quella che sarà la loro missione. Avranno tempo di pentirsi di avere accettato, e di benedire colui che ha inventato il SAVE e il LOAD nei giochi!

Eye of the Boholder uscì nel 1990, e probabilmente i ragazzi della Westwood avevano passato buona parte degli anni precedenti a giocare a Dungeon Master, se è vero che il gioco ne ricalca in buona parte la struttura. Per chi non lo sapesse, EOB è un GDR in prima persona, che ci porta con una grafica molto bella e pulita all' esplorazione di misteriosi e sconfinati complessi di dungeon.
All'inizio del gioco, dopo una breve, ma molto curata presentazione (veramente splendida all'epoca dell'uscita) dobbiamo crearci il nostro party di eroi, e già qui abbiamo una sorpresa positiva, infatti l'intero gioco si avvale della licenza della TSR per Advanced Dungeon & Dragons, così ci possiamo muovere in un universo con delle regole precise e collaudate, cosa di cui tuttosommato si sentiva la mancanza in Dungeon Master.
Fatti i quattro personaggi (fondamentale creare personaggi di classi differenti...un party senza maghi , chierici o guerrieri ha la vita molto corta!), ci ritroviamo nel bel mezzo di un dungeon, di cui vediamo l'inizio, ma non ne intuiamo neanche in lontananza la fine. Una finestra grande circa 1/3 dello schermo ci mostra ciò che i nostri personaggi vedono, nella parte rimanente si trovano i faccioni degli eroi in questione e le loro manazze tutte uguali. Un click sulle faccie e si va all'inventario, uno sulle mani e si usa ciò che queste stringono. Semplice ma funzionale, ma daltronde Dungon Master aveva già provato la validità di questo sistema.
Ecco una delle simpatiche creaturine che dovrete combattere in Eye of the Beholder. Chissà che cavolo di mostro è...mi ricorda un giocattolo in gomma che avevo ai tempi delle elementari!
Il movimento nel dungeon si svolge tramite i famigerati scatti a 90 gradi, che se da un lato tolgono molto in termini di convolgimento, dall'altra permettono una maggiore accuratezza nella gestione dei party, e soprattutto un rispetto effettivo delle regole di AD&D. Infatti il gioco, pur svolgendosi in tempo reale , sembra in qualche modo essere una velocizzazione dei turni del gioco di ruolo da tavolo. Inoltre appare ovvio che un party di personaggi non può fare ciò che un singolo paladino può fare su uno schermo, non per niente i grandissimi programmatori della Looking Glass fecero in modo che i giocatori controllassero il solo Avatar e non tutto un party nella gloriosa saga di Ultima Underworld.
I dungeon del primo EOB sono pieni di nemici abbastanza agguerriti , soprattutto considerando il fatto che il party parte da un livello di esperienza piuttosto basso (terzo), ma sconfiggerli, con un pò di ingegno non è un problema. Il vero ostacolo è rappresentato dalla grandezza dei dungeon e dai trabocchetti di cui è infarcito. Infatti , più che in Beholder 2 e 3 nell'uno viene lasciata una certa libertà al giocatore, che può perdersi molto in fretta nei livelli più bassi, e pericolosi, del complesso, senza rendersene conto. In Beholder 2 si potrà accedere ad un certo livello, solo trovando la chiave adatta in quello precedente.
PAURA! Ecco il Beholder del titolo comparirvi davanti e svelarvi le sue losche trame! Peccato che sia un brocco unico e che sia facile sconfiggerlo perfino a mani nude (ce l'ho fatta senza che mi colpisse una sola volta)!
In EOB 1 è un attimo cadere in qualche buco e cambiare livello. Perdere l'orientamento quindi è fin troppo facile, anche perchè molto spesso vengono a mancare dei chiari punti di riferimento. Ma andando avanti con calma e senza farsi prendere dal panico questo gioco non risulta difficile da completare, ed io personalmente l'ho finito in 3 giorni di gioco neanche troppo intenso.
In ogni caso un giocatore medio che prende in mano per la prima volta un prodotto di questo tipo potrebbe metterci molto, ma molto di più.
Purtroppo la vera pecca di tutta la saga di EOB è che l'interazione con i personaggi non giocanti è limitata, o per meglio dire nulla, per il semplice motivo che non ce ne sono, a parte qualche rara eccezione che si risolve con un dialogo obbligato. A questo punto uno potrebbe chiedersi a che cosa serva creare un party di personaggi con razze ed allineamenti ben precisi quando non possono influenzare in alcun modo lo svolgersi del gioco. La risposta sarà "non serve ad un cavolo"!
Si può dunque chiamare gioco di ruolo un prodotto di questo tipo che non offre al giocatore la possibilità di immedesimarsi nel suo alter ego virtuale? Mah...ci sono opinioni contrastanti in merito, però è pur sempre vero che per quel che riguarda i combattimenti e il risolvimento degli enigmi , sempre molto ben congeniati, EOB non è secondo a nessun gioco.
Questo sì che è tosto! Un vero coboldo, in carne ed ossa. E' il primo mostro che troverete nel gioco, ed inutile dirlo, fa quasi pietà! Secondo voi il mio guerriero che è stato ferito lo risparmierà?
La trama come spesso accade è soltanto una scusa per buttarsi nel vivo dell'azione.
Veramente lodevole è il lavoro fatto dai disegnatori dei livelli, che hanno messo in piedi in alcuni casi delle vere perle d'arguzia, e mi riferisco principalmente al penultimo livello del gioco e a quello viola.
La gestione degli incantesimi è assolutamente soddisfacente e rende giustizia al mirabolante sistema di Ad&d.
Giocare ad Eye of the Beholder nel 1998 non è assolutamente un trauma, perchè la grafica bidimensionale è tuttoggi gradevole e non dimostra gli anni che ha, ed inoltre il sistema di gioco è pur sempre valido.
Il sonoro inoltre fa la sua parte degnamente, e comunque sfrutta le schede sonore più diffuse.
La differenza con Dungeon Master alla fine è proprio questa, infatti il capolavoro della Interplay oggi come oggi fa sentire tutti i suoi anni , sia per quel che riguarda la grafica, sia per quel che riguarda l'interfaccia utente, leggermente macchinosa.
Ultimamente il sistema a 90 gradi è stato dimenticato dagli sviluppatori di GDR in prima persona (a dire la verità sono quasi scomparsi TUTTI i gdr in prima persona...) che hanno optato per il più versatile ed immersivo motore a 360 gradi. Dopo di EOB solo i suoi due seguiti, Lands of Lore, Stonekeep, e Dungeon Master 2 hanno sfruttato questo sistema. Oramai lo si può dare per estinto, e credo che alla fine EOB (ma forse di più EOB2) rimarrà l'espressione più alta di questo genere.
EOB non dovrebbe essere difficile da trovare in versione budget insieme ai suoi due seguiti nei negozi.

Flavio "Flx" Muci

Voto
8

Valutazione Storica
Insieme a Dungeon Master segnò un'epoca per i giochi di ruolo.

Sistema richiesto
Un umile 286 equipaggiato con una scheda VGA.