S.I.A.E.

(Società Italiana Autori ed Editori)

Assemblea delle Commissioni di Sezione

Riunione del 28 maggio 1998

 

Brevi osservazioni sul bilancio d’esercizio 1997 (punto 5 O.d.G.)
da allegare al verbale della riunione

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Il bilancio di esercizio 1997 si compone, come per gli anni precedenti, di uno Stato Patrimoniale e del Conto Economico. Quest’ultimo è, come sempre, il documento contabile più significativo dell’andamento gestionale, anche se elementi di valutazione di qualche rilievo possono essere tratti pure dal conto patrimoniale.

Il risultato dell’esercizio, che costituisce (o dovrebbe costituire) la voce più significativa della gestione, nel caso della SIAE non dà, nemmeno per approssimazione, un’idea di quella che è la vera sostanza dell’andamento gestionale.

Anche per il 1997, come del resto per gli anni precedenti, l’esercizio chiude con un avanzo di lire 183,3 milioni, con un incremento del (+) 90,94% rispetto all’esercizio 1996, che a sua volta chiudeva con un avanzo di lire 65,9 milioni.

Come in passato, però, tale risultato è scarsamente significativo, ove si tenga appena presente che la voce riportata al rigo immediatamente precedente denota un carico di imposte sul reddito calcolato in prima approssimazione in lire 13.520,1 milioni (di cui 9.620,7 per IRPEG e 3.899,4 per ILOR) a fronte di un risultato dell’esercizio, prima delle imposte, e quindi utile lordo, pari a lire 13.658,4 milioni.

Orbene, appare "ictu oculi" impossibile che il carico d’imposta sia pressoché equivalente al risultato (lordo) dell’utile, essendo notorio che il carico fiscale societario, di regola, si aggira intorno al 50%-52% dell’utile lordo.

La verità è che (come si tenta anche di spiegare, in modo alquanto oscuro, alla pag. 43 della relazione conto consuntivo) il risultato vero dell’esercizio è quello che si determina tenendo conto di una serie di accantonamenti che, ove si trattasse di S.p.A., sarebbero considerati utili non distribuiti: tra essi il più significativo è costituito dall’accantonamento al fondo vincolato per prestazioni solidaristiche future (F.S.S.I.), pari a lire 8.372,5 milioni (peraltro inferiore a quello del 1996, quando l’accantonamento a tale titolo fu di lire 9.421,3 milioni = -11,13%). Altri accantonamenti, su cui gravano imposte non evidenziate in bilancio sono quelle relativi (come si legge sempre a pag. 43 della relazione) ai rischi e ad oneri futuri nonché a spese di manutenzione, probabilmente di immobili, eccedenti il limite del 5% ammesso in detrazione come ammortamento.

Per effetto dei suddetti accantonamenti, iscritti nei costi senza averne però la natura, si verificheranno una serie di rettifiche (già) in sede di dichiarazione dei redditi (mod. 760) ma verosimilmente anche dopo, in sede di accertamento da parte del fisco, che innalzeranno il risultato lordo dell’esercizio - e quindi anche l’imponibile IRPEG - a lire 26.001,8 milioni e l’imponibile ILOR a lire 24.070,4 milioni: donde l’accantonamento - che per tali ragioni appare giustificato - di lire 13.520,1 milioni a titolo di imposte sul reddito, con un aumento del 58,8% sull’analoga voce del 1996 (pari a lire 8.510,5 milioni).

Conclusivamente può dirsi - tenendo conto dell’incidenza tributi di lire 13,5 mld. - che il risultato netto effettivo dell’esercizio risulta pari a circa 13,5 miliardi di lire.

Detto degli aspetti positivi (le luci), occorre dire di quelli negativi (le ombre), che si vanno accentuando ogni anno di più.

Una prima considerazione occorre fare riguardo alla composizione del risultato utile di esercizio.

Come negli anni precedenti, ma in percentuale più elevata, nel 1997 il risultato utile (ricavi e proventi - costi e spese) è da attribuirsi esclusivamente alla gestione non propria, e cioè all’andamento favorevole dei proventi finanziari sugli oneri di uguale natura: i primi sono risultati infatti pari a lire 56.911.,9 milioni - contro oneri sempre di natura finanziaria pari a lire 173,2 milioni = lire 56.738,7 milioni; tale risultato è stato però in gran parte assorbito dalla perdita (o disavanzo) della gestione propria (o istituzionale) pari a (-) 43,8 miliardi di lire, con un risultato netto pari a quello già evidenziato (+13,5 mld. circa).

Ma l’anomalia più grave sta proprio nella circostanza che, in assenza della gestione extra-istituzionale, la SIAE opererebbe largamente in perdita: una normale società per azioni dovrebbe provvedere con urganza a rivedere il proprio meccanismo di produzione o di spesa dei servizi, la cui struttura dimensionata su costi permanentemente (la cosa si ripete ormai da diversi anni) superiori ai ricavi, finirebbe col determinarne il fallimento, non essendo pensabile che si possa sopperire, se non nel breve periodo, a una carenza strutturale con un rimedio, per così dire, "esterno" alla produzione.

Ciò significa che occorrerebbe operare o in modo da innalzare la "base" su cui operano le "provvigioni" o (in modo) da ridurre i costi di produzione dei servizi. Probabilmente, occorrerà operare su entrambi i versanti, non essendo pensabile aumentare, nel preve periodo, gli "incassi" per diritti d’autore (che nel 1997 sono addirittura diminuiti: da L. 680,4 mld. a L. 679,7 mld.), senza impostare un’azione di lungo respiro, ad esempio destinando risorse un po' più significative di quelle, invero modeste, iscritte in bilancio (v. la voce n. 144, lett. e: appena 35,5 milioni per studio e promozione del diritto d’autore e 1.393,4 milioni per studi e iniziative relative a promozione, sviluppo e diffusione del patrimonio letterario e artistico italiano). Né a tale carenza di programmazione strutturale dell’attività di istituto, sembra poter sopperire l’aumento delle provvigioni sociali sulla cui temporanea diminuzione, disposta con delibera delle Commissioni di sezione in data 28/11/97, si vorrebbe attribuire parte della responsabilità del risultato negativo (v. relaz., pag. 36).

Anzitutto, come si è già notato, il problema è strutturale, nel senso cioè che occorre innalzare la c.d. "base imponibile" e cioè gli incassi lordi per diritti di autore, in secondo luogo occorrerebbe accertare la decorrenza della diminuzione dlele provvigioni in questione: dovendosi infatti ritenere che la relativa ordinanza non poteva operare se non per l’avvenire (a termini di regolamento), deve dedursene che la relativa flessione sia stata pressoché insignificante ai fini dei proventi, essendo interessato dalla riduzione soltanto il mese di dicembre.

L’altra fonte di introiti è, com’è noto, costituita dai proventi relativi ai servizi delegati: oggi sugli incassi per imposte varie sia dello Stato (la maggior parte) sia della Regione Siciliana, sia altri enti.

Al riguardo però non possono non ribadirsi le preoccupazioni emerse negli anni precedenti, allorché si profilava la scadenza della convenzione col Ministero delle Finanze (e anche con la Regione Siciliana). Com’è noto, la scadenza della Convenzione, già prevista per il 1997, è stata poi rinviata di un anno, per cui occorre fin d’ora sapere come si pensa di sopperire al venir meno degli introiti relativi, che da alcuni anni costituiscono la parte preponderante dei proventi SIAE.

Basti pensare che sul totale dei proventi a vario titolo spettanti alla SIAE nel 1997 (350,7 mld.) per l’attività propria istituzionale, ben 156 mld. circa sono di provenienza da servizi delegati (148,7 solo dal Ministero delle Finanze); 91,5 mld. sono per diritti d’autore e 70,1 per fitti attivi e altro.

Appare evidente che il venir meno della fonte di proventi legata ai servizi delegati dallo Stato e dalla Regione Siciliana determinerebbe la necessità di un totale ripensamento dell’attività della SIAE e forse della sua stessa sopravvivenza nell’attuale configurazione.

Esaminando invece il problema sotto il profilo dei costi, va subito rilevato che la componente più elevata è rappresentata dal costo del personale, aumentato di oltre il 18% nel corso del 1996 e pari a L. 194,1 mld. su un totale di 393,8 mld. dei costi della produzione (oltre il 50%). La restante parte dei costi è costituita da 20,7 mld. per acquisto di servizi vari, tra i quali - prescindendo dalla componente più significativa, che è rappresentata dai trasferimenti ai mandatari e agli accertatori esterni (77 mld. circa) - non di scarso rilievo, e anzi decisamente elevati appaiono quelli per "consulenze e prestazioni professionali (7,3 mld) e quelle per gli organi sociali (4,5 mld.): le prime, aumentate di oltre il 60% rispetto all’anno 1996; le altre, del 20,94%.

Per quanto concerne la gestione "finanziaria" in senso stretto (rendite e titoli), si è già detto che la stessa - costituita per lo più solo da proventi, in quanto le spese risultano del tutto insignificanti - appare eccessivamente dimensionata rispetto al valore della produzione.

Inoltre, v’è da osservare che gran parte dei proventi è costituita da interessi attivi su giacenze di conto corrente (bancarie e postali). Considerato che la giacenza media è passata dai 602 mld. del 1996 ai 668 del 1997 (+11%), se ne dovrebbe dedurre che, nonostante le "anticipazioni" (ma a chi vanno, concretamente?) ai soci sulle spettanze per diritti d’autore, siano lievemente aumentate rispetto al 1996 (+0,33%), rimane evidentemente troppo elevato lo scarto tra il momento dell’incasso dei diritti e quello di effettiva erogazione agli aventi diritto, senza peraltro che risulti riconosciuto alcun indennizzo per il ritardo (per i soli crediti in contestazione si dà atto che viene corrisposto un interesse del 5% per ritardata corresponsione - v. pag. 27 della relazione).

Notazioni conclusive

La gestione economica della SIAE appare del tutto squilibrata, se si pensa che la parte della gestione propria (o istituzionale), ossia il valore della produzione chiude largamente in perdita, per eccesso dei costi sui ricavi (-43 mld.), laddove invece la gestione di natura più propriamente finanziaria (titoli e conti correnti) riporta in attivo il bilancio con gli interessi attivi maturati; per lo più, sulla giacenza deglii incassi.

Un rimedio si potrebbe ravvisare soltanto nell’aumento della "base" di calcolo su cui venono applicate le provvigioni, ossia un incremento degli incassi per diritti d’autore, che registrano un allarmante calo: segno evidente o di un declino della vena artistica (o letteraria) degli autori o di una scarsa capacità di individuare le fonti di incasso. Al riguardo, parrebbe utile un ripensamento anche del rapporto con i mandatari, la cui attività di accertamento sembra non adeguata alle esigenze.

Un vero e proprio campanello di allarme è poi costituito dalla prossima (ormai) scadenza della convenzione per i singoli delegati, particolarmente quella con il Ministero delle Finanze.

Del resto, ciò era ben noto e quindi si poteva, già per tempo, cominciare a pensare a predisporre le indispensabili misure di rimedio.

Inoltre anche la riscossione delle imposte sulle scommesse sui cavalli è stata sottratta alla SIAE, donde il venir meno di una ulteriore entrata.

Quanto ai costi della gestione, sembra necessario un drastico ridimensionamento per adeguarne l’entità agli introiti, in modo da riequilibrare la gestione propria, senza di che non è pensabile che la SIAE possa a lungo sopravvivere: senza dire che, concentrando la sua attenzione sul modo come sfruttare al meglio le rendite finanziarie (titoli e c/c), la SIAE tradisce, in buona sostanza, la sua vocazione istituzionale, che è quella di favorire e incentivare il diritto d’autore.

Tra i costi suscettibili di ridimensionamento, sono da evidenziare, in primo luogo, quelli di personale, lievitati costantemente negli ultimi esercizi ben al di là del tasso inflattivo, così come eccessivi appaiono gli oneri relativi a consulenze e spese legali, nonché quelle concernenti gli organi sociali, per effetto anche dell’inserimento continuo di organismi a carattere consultivo e di studio, dei quali forse non si sente il bisogno.

Un’ultima notazione concerne i crediti e i debiti.

Per quanto riguarda questi ultimi, il grosso (809 mld. su 1.131) è rappresentato dai debiti verso iscritti, soci e mandanti: al riguardo, si richiama quanto già detto a proposito della giacenza media degli incassi e delle modalità di erogazione agli aventi diritto.

Per quanto concerne i crediti (490 mld. circa), occorre verificare l’effettivo fondamento di quelli verso utilizzatori, per il cui recupero non sembrano essere state avviate procedure idonee ad assicurare la loro effettiva riscossione.

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Le suddette argomentazioni non offrono alcuna possibilità per esprimere il voto favorevole all’approvazione del bilancio.

In considerazione, però, dell’eccezionale congiuntura di carattere amministrativo ed economico che attanaglia la SIAE ed anche per dare un segno di incoraggiamento al nuovo Direttore Generale del Sodalizio, ci si asterrà dal votare.

Renato Recca

Commissario Sezione Musica